ARISTOTELE E LA FISICA COSMOLOGICA: PARTE PRIMA.


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Il Mondo aristotelico, dunque, va componendosi di due “sfere”. La prima è la sfera degli astri celesti. Essi possiedono moti circolari ed eterni, in grado di scandire – come abbiamo visto – il ritmo intero della Natura sublunare. La seconda sfera è composta proprio da suddetta Natura. I moti, in questo caso, si presentano rettilinei e, dunque, suscettibili tanto di nascita quanto di morte. In questa sfera la materia è corruttibile ed è qui che risiede la natura vivente e sono collocati gli uomini. Si tratta del “nostro Mondo”.

La fisica cosmologica di Aristotele parte dal “basso”. Innanzitutto abbiamo la materia – hyle -, la quale funge, dunque, da punto di partenza per qualsivoglia forma di conoscenza ed indagine. Seguono da essa i primi quattro elementi fondamentali dell’intera organizzazione strutturale. Trattasi dei quattro stati in cui la materia medesima può presentarsi: caldo e freddo sono proprietà attive, mentre solido e fluido (o secco e umido) sono, invece, quelle passive. A questo stesso livello si collocano i corrispettivi quattro elementi: fuoco, aria, terra ed acqua. Vi è anche un quinto elemento chiamato “etere”, ma esso non fa parte della fisica della Natura sublunare quanto, piuttosto, di quella astrale – la già precedentemente citata “prima sfera” -. Possiamo intravedere il forte influsso di Empedocle nella trattazione fisica appena descritta. Dobbiamo evidenziare il fatto di come l’intera argomentazione si fondi sull’attenta analisi della Natura e sulla rilevanza assegnata da Aristotele all’esperienza. Aria, fuoco, terra ed acqua sono, infatti, innegabilmente visibili ed osservabili in tutta la vastità del Creato, esattamente come impossibile è il non scorgere le proprietà dei corpi (caldo, freddo et similia). Anche i mutamenti di stato, causati dalle sopracitate proprietà attive, sono impossibili da non notare – si pensi alla liquefazione o al congelamento, ad esempio -. Ciò, quindi, che legittima le riflessioni aristoteliche e che finisce, di conseguenza, con l’assumere il ruolo di fondamento dell’intera trattazione fisica, altro non è che l’esperienza visiva e tattile – un ulteriore modo per ribadire l’immanentismo aristotelico e tutte le caratteristiche ad esso attribuite -. Si pensi anche all’importanza, in termini di sapere teorico, riconosciuta dal filosofo all’analisi ed osservazione dei corpi viventi: le ossa, ad esempio, possiedono una prevalenza di materiali freddi e terrosi, mentre il sangue, al contrario, va costituendosi di componenti più caldi e fluidi, e via discorrendo. Le trasformazioni reciproche degli elementi avvengono per transizione da una coppia di qualità a quella più prossima – ad esempio, dalla coppia caldo/umido a quella umido/freddo, attraverso la condensazione del vapore in acqua -, dando così vita ai tessuti dei corpi viventi e ai processi inerenti la loro stessa nutrizione:

A questi elementi però Aristotele non ascrive soltanto le suddette proprietà quanto anche un valore ponderale, tale da determinarne il moto: il fuoco è leggero così come la terra è, invece, pesante. Aria ed acqua sono tra loro intermedi. Il peso determina la direzione del movimento – salvo impedimenti o restrizioni -: il fuoco, ad esempio, si muoverà sempre verso l’alto – cioè in direzione della volta celeste -, mentre la terra inevitabilmente verso il basso – ovvero verso il nostro Mondo ed il suo stesso epicentro -. Se, dunque, gli elementi fossero liberi e “sciolti”, ovvero non “mescolati” all’interno dei corpi composti, finiremmo con l’avere quattro sfere concentriche: procedendo dall’esterno verso l’interno, avremmo la sfera del fuoco, poi quella dell’aria, subito dopo quella dell’acqua e, infine, scorgeremmo quella della terra. Questo schema fornisce una spiegazione circa la distribuzione della materia all’interno del Cosmo. Viene così a formarsi uno strato superiore caldo e secco, in quanto composto da aria e fuoco ed alimentato dalle esalazioni della sfera sottostante, ed uno inferiore freddo ed umido, poiché formato da terra ed aria, in grado di esalare vapori a causa del riscaldamento dell’acqua. Il ciclo della pioggia dipende dal raffreddamento delle esalazioni. Terremoti e venti vengono spiegati in modo analogo. Il riscaldamento solare, variabile secondo i cicli stagionali, diviene la causa principale di ogni fenomeno meteorologico.

E per quanto riguarda il sopracitato “etere”? Ebbene l’etere è un elemento igneo ma diverso dal fuoco presente all’interno della Natura sublunare. Esso costituisce la materia prima degli astri. Aristotele sostiene come gli astri, da una parte, debbano essere costituiti di materia in quanto visibili ed in movimento, ma, dall’altra parte, essendo il loro un movimento eterno – oltre che circolare -, è necessario che la materia astrale sia anch’essa eterna – ovvero non soggetta ai processi di trasformazione, generazione e corruzione dei corpi sublunari -, oltre che non composita.

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