«Due fiere mandate dalla dea hanno cambiato il mio destino. La prima mi ha restituito la vita che altri volevano negarmi, mentre la seconda mi riporta al palazzo che mi hai sottratto.»
Il mito di Atalanta è particolarmente straordinario perché riesce a scagliarsi contro la visione misogina che, in parte, caratterizza il Mondo Antico. Pur venendo rinnegata alla nascita, la fanciulla, infatti, diviene la protetta della Dea Artemide, la quale la istruisce nell’arte della caccia. E, in particolar modo, nella caccia al cinghiale. La sua fama di abile cacciatrice non tarda a spargersi per l’intera Grecia, così come la sua eccellente rapidità ed agilità nei movimenti – soprannominata per questo “piè veloce” – e la sua infallibile mira.
Atalanta, dunque, non rappresenta soltanto la risposta del Mondo femminile ad una realtà ricolma di eroi (per lo più) del tutto maschili; ella, del resto, incarna anche il significato più profondo del riscatto sociale. La vittoria sulla battuta di caccia, indetta per l’uccisione del leggendario cinghiale calidone, è l’occasione per l’eroina di riappropriarsi del proprio lignaggio di principessa e del proprio status sociale.
Tra le pagine del mito, l’abilità di guerriera e di cacciatrice non è la sola a venire elogiata e valorizzata. Di Atalanta, difatti, si esalta la purezza d’animo, la compostezza, la profonda educazione ma, al contempo, anche l’orgoglio e la temperanza. L’eroina, dopotutto, resta sempre pienamente consapevole del proprio posto e delle proprie capacità. Esattamente come del proprio dovere di non mancare mai di rispetto agli Altissimi e alla Dea a lei più cara, la vergine Artemide. La sfida che propone al proprio padre, perché di lei venga concessa la mano, è la chiara testimonianza di come la principessa non intenda sminuire il proprio essere dinanzi alle leggi dell’uomo:
«Desidero porre un’altra condizione», aggiunse Atalanta. «Chi vorrà vedermi chinare il capo, dovrà prima mettere in gioco la sua testa: chi perderà la gara, perderà anche la vita.»
Atalanta è una figura forte, risoluta e dalla inscalfibile caratura morale. Decisa, paziente e determinata. Tutte doti degne della più abile delle cacciatrici. Capace di comprendere la nobiltà dei sentimenti altrui e di non lasciarsi viziare e disturbare dagli atteggiamenti più ostili e vili assunti dal prossimo. Amata e benedetta dagli Altissimi.
Ricolmo di significato è, dunque, l’intervento di Afrodite. La Dea dell’amore, infatti, è l’unica ad essere in grado di permettere alla giovane di liberarsi dal ferreo giuramento rivolto alla Dea Artemide, così che la giovane eroina possa godere e bearsi dei nobili sentimenti dell’amato Melanione.
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