“TRASCENDENTE” O “TRASCENDENTALE”: UNA ULTERIORE PRECISAZIONE.


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Per comprendere il significato di “trascendente” e di “trascendentale” dobbiamo “sfruttare” Kant, o, per essere più precisi, utilizzare lo stesso filosofo alla stregua di un vero e proprio “spartiacque” concettuale:

  • prima di Kant, “trascendentale” è un termine “meramente tecnico”, nel senso che indica i concetti più comuni dell’intelletto e che sono da ascrivere alle categorie e ai modi di essere dell’ente lato sensu. “Trascendente”, invece, non ha un significato tecnico quanto, piuttosto, generico e che si oppone a tutto ciò che è immanente. Esso, quindi, indica ciò che si pone al di là della realtà sensibile. Facciamo un banale esempio: Dio è trascendente proprio come l’essere – in quanto categoria e/o modo dell’ente – è trascendentale. Dato che, aristotelicamente parlando, i trascendentali abbracciano tutto ciò che rientra nelle categorie, ovvero tutto ciò, quindi, che è ascrivibile alla realtà sensibile, essi stessi non sono trascendenti;
  • in età moderna, mediante le disquisizioni di Kant, il termine “trascendentale” muta profondamente significato. “Trascendentale” è tutto ciò che “designa le condizioni di possibilità della conoscenza in quanto possibile a priori”. “Trascendentale” è “aggettivo”, quindi, che viene applicato a qualsivoglia condizione di una esperienza conoscitiva. Mentre qualsiasi particolarità locata al di là della “conoscenza possibile” è “trascendente”, ovvero inconoscibile per sua stessa definizione.

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Un pensiero su ““TRASCENDENTE” O “TRASCENDENTALE”: UNA ULTERIORE PRECISAZIONE.

  1. GUARDARSI DENTRO E CONTEMPLARE L’UNIVERSO E CONCEPIRE UNA “INTELLIGENZA” DI AMORE E RAGIONE SAREBBE “INSENSATO”?
    Dal “principe” Antonio De Curtis: MA CI FACCIA IL PIACERE!!!

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