… E ALLA FINE RIMASE L’UOMO.


Coloro che si videro primi a subire le iniziative degli uomini nei boschi furono i cervi, i daini, i caprioli ed i cerbiatti. Poiché, da stolti animali, tutti quanti loro non compresero come fosse il bosco, invero, ad attraversare la strada e non l’opposto. Ed una siffatta invasione dell’umano spazio non poté, alla fine, essere oltremodo tollerata. A simili bestie venne poi riconosciuta la colpa di essere causa di numerosi e continui incidenti stradali, a causa del loro goffo modo di saltare e di muoversi liberamente e senza preavviso alcuno.

Giunse poi il turno della volpe. La colpa che le venne riconosciuta fu quella di essere furba. Sveglia. Accorta. Tanto da sfidare la visione antropocentrica dell’Esistenza stessa… da sempre, l’unico ed incontrovertibile punto di vista sulla Vita che tutto legittima e giustifica. Le sue continue e vili scorribande nei pollai trovarono solo nel nobile e medievale passatempo alla sua caccia e nel commercio della sua pelliccia un equo e giusto contrappasso. Poiché di intelligenza alcuna l’Uomo necessitava al di fuori dei propri domini.

Ai cinghiali non poté venire perdonata, in modo alcuno, l’irrefrenabile lussuria. Nonché il degrado cui erano continuamente artefici all’interno delle splendenti e lucenti roccaforti dei reami umani. A tali inutili parassiti venne poi, giustamente, riconosciuta anche la colpa di aver istigato e diffuso tra gli altri animali una propaganda faziosa e deviante, stando alla quale essi erano, in realtà, le vittime di politiche umane finalizzate all’aumento della loro progenie; un vile modo questo per calunniare gli uomini, la cui dedizione alla caccia, invece, fu da sempre finalizzata  alla salvaguardia dell’equilibrio ambientale.

Toccò poi anche ai lupi dover fare i conti con i propri peccati. Poiché la bramosia di uccidere, l’ingordigia e la fame insaziabile non avrebbero potuto essere ignorate per sempre dall’Uomo. Così, al fine di proteggere l’agricoltura e la pastorizia e per purificare la Natura da siffatte viltà, dei branchi di queste fiere venne fatta strage. E gli ululati di guerra e terrore di quelle bestie si persero, per sempre, nei remoti echi di ricordi lontani.

Agli uccelli furono riconosciute due colpe. La prima, quella di ergersi liberi sopra gli uomini ed i loro regni. E di far così germogliare nei cuori puri dei figli e delle figlie di Dio il seme dell’Invidia. La seconda, quella di deturpare, con i propri escrementi, quanto di nobile la Stirpe dell’Uomo faticava ad edificare per glorificare lo splendore del Creato. Fortuna volle che l’astuzia dell’Uomo comprese come siffatte bestie potessero essere usate per ingannare i propri simili durante la caccia, così che il loro sterminio risultasse più rapido e molto più soddisfacente.

Infine, caddero nella rete del vizio anche gli orsi. Erano questi animali famelici e violenti, capaci di cacciare su ogni terreno. Colpevoli d’impedire, con ogni brutale mezzo in loro possesso, ai figli e alle figlie della stirpe dell’Uomo di godere della Natura… l’Eden voluto e predisposto dall’Altissimo soltanto per gli esseri creati a Sua Somiglianza. Le orse, in special modo, finirono con il rivelarsi tra le fiere più iraconde ed indomabili… ma, ancora una volta, da Dio sarebbe stato riconosciuto all’Uomo il diritto di decidere sulla Vita e su chi avrebbe un giorno potuto avere il merito di definirsi Madre.

Così, alla fine, rimase l’Uomo. Solo l’Uomo.

Ma egli si accorse di un qualcosa, nel mentre che proseguiva per il proprio sentiero.

Là, dove prima sorgevano i boschi, ora vi erano centri commerciali dalle mille forme e dai diversi colori. Là, dove un tempo era possibile udire il cinguettio degli uccelli, ora riecheggiavano ovunque le canzoni degli youtubers riprodotte sugli smartphones. Là, dove una volta scorrevano fresche sorgenti d’acqua cristallina, ora si ergevano freddi e chiassosi locali, progettati esclusivamente per bere, mangiare e sfruttare internet points.

Così, d’un tratto, l’Uomo si sentì solo. Rammaricato. Colpevole. Sporco. Smarrito come smarrito si era sentito nel momento della sua venuta al Mondo. Poiché di una tale Venuta i due fondamenti portanti si rese conto, alla fine, di non aver compreso.

La percezione, coscienza e consapevolezza delle altrui esistenze, di qualunque natura esse fossero.

La predisposizione alla salvaguardia della Natura e degli animali.

Su tale ignoranza e su tale mancanza si erse, dunque, il Regno dell’Uomo.

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