IL DIO ARCHITETTO DI LEIBNIZ.


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Per giustificare filosoficamente l’esistenza di Dio e la necessarietà della medesima, Leibniz ricorre al principio della “ragione sufficiente”. In sintesi: Dio è la ragione sufficiente dell’intero Universo – proprio come, se volessimo fare una comparazione sì banale ma, ad ogni modo, d’immediata comprensione, il falegname lo è della sedia -. Attenzione!

Dio non è il creatore delle monadi ma, bensì, la ragione sufficiente per il corretto funzionamento dell’Universo costituito dalle stesse.

Leibniz sostiene che le monadi, da un punto di vista ontologico, non siano tali da escludere la materialità, dato che le loro stesse aggregazioni altro non fanno che definire la Natura e le gerarchie in essa presenti. Inoltre, le monadi organiche legittimano (anche) la presenza dell’anima lato sensu. Tra tutte le monadi organiche, l’uomo si manifesta come l’essere che può vantare il possesso di un’anima “maggiormente elevata” e tale da consentirgli lo svolgimento di attività superiori – l’appercezione di cui abbiamo già precedentemente parlato, per l’appunto -. Si tenga presente che la riflessione sull’anima, esposta da Leibniz, sarà poi ripresa in periodo illuminista – tale riflessione, infatti, a differenza della visione meccanicistica cartesiana, non esclude l’ascrizione dell’anima al Mondo animale e vegetale -.

Ad ogni modo, cosa determina il rapporto tra anima e materia? Cosa armonizza il Tutto?

Leibniz afferma che l’intera armonizzazione dell’Universo è “prestabilita” da Dio. O, per essere più precisi, Dio ha prestabilito la genuina e perfetta armonizzazione tra le monadi – il Mondo – e l’anima lato sensu, in quanto Egli è la “ragione sufficiente dell’armonizzazione stessa”. La precisazione metafisica che segue è particolarmente importante da comprendere: siffatta armonizzazione, difatti, è da considerarsi “prestabilita” perché “intrinseca” all’Atto di Creazione. In sintesi: Dio, creando l’Universo – non le monadi! La forza vitale delle stesse è parte integrante di questa stabilizzazione apriorica! -, ha in esso prestabilito leggi ed evoluzioni tali da permettere di armonizzare l’anima – intesa sempre in senso lato – alle monadi.

Leibniz teorizza, così facendo, la visione (illuminista) – e deista – del “Dio Grande Architetto del Mondo e dell’Universo”. Il (ben noto) “Dio Orologiaio” – cfr. Voltaire -.

L’Universo è sincronizzato alla stregua di un orologio e tutto ciò che in esso è contenuto “rappresenta” – o “funziona per rappresentare” – la programmazione divina.

Sorge un quesito però.

Se Dio è il Grande Architetto del Mondo, come può sullo stesso esistere il Male? O si tratta di un Dio non benevolo oppure, all’interno della programmazione divina, è presente una fallacia. Questo quesito apre le porte al grande tema filosofico di Leibniz circa la teodicea e alla ben nota espressione filosofica del migliore dei Mondi possibili. Ma dobbiamo prima affrontare la riflessione circa la Teoria della Conoscenza.

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