Filosoficamente, Leibniz resta un metafisico. Motivo per cui, i presupposti del suo pensiero non possono che essere concetti astratti, astrazioni o, ad ogni modo, elementi non propriamente fattuali e, quindi, non sottoponibili a riscontro e/o verifica e/o controprova empirica. Da tutto ciò, è già facilmente intuibile la posizione critica, assunta dal pensatore tedesco, nei riguardi tanto del materialismo di Hobbes quanto del dualismo res extensa–res cogitans teorizzato da Descartes.
Secondo Leibniz, il fondamento della realtà è rappresentato dalle “monadi”.
Si tratta di veri e propri “atomi spirituali”, nel senso di “unità” distinte, indivisibili, identiche solo e soltanto a sé, in sé e per sé, autentiche, irripetibili ed inimitabili. A differenza delle idee di platonica memoria, le monadi sono causa solo e soltanto di sé – non esistono cioè monadi che possano dirsi causa e/o determinazione di altre monadi – e in esse non vi è la compresenza della “monade delle monadi” – cfr. il Bene secondo Platone -. Le monadi godono, dunque, di una specificità propria.
Se il fondamento ontologico della realtà è costituito dalla presenza di questi atomi spirituali, come va organizzandosi siffatto “universo monadistico”?
Leibniz sostiene che le monadi vadano costituendosi della stessa “forza” ed “energia vitale” che permea i fenomeni naturali. Questo “slancio” è ciò che permette e rende possibili le interazioni tra monadi e tra le loro medesime aggregazioni. Quindi, la stessa Natura è ricolma di una vera e propria “forza viva”. E non solo. L’intera Natura è composta da monadi, tanto nelle aggregazioni dei suoi elementi organici quanto in quelle dei suoi elementi inorganici: la differenza tra queste due classificazioni risiede proprio nella forza che permea le monadi medesime – più tenue negli elementi inorganici e di maggiore intensità, invece, in quelli organici… ciò determina, invero, la scala gerarchica naturale -. Gli uomini, ad esempio, sono gli esseri più evoluti, afferma Leibniz, in quanto monadi dotate di una elevata forza energetica, tale da permettere loro lo svolgimento e la messa in essere di attività particolarmente complesse, come quella di natura intellettiva.
Le monadi svolgono un’attività che è di “rappresentazione”, ovvero un’attività la cui essenza è la conduzione di un punto di vista del Mondo e sul Mondo. In seno a suddetta attività, Leibniz parla di “percezione” e più precisamente di:
- “percezione”
- “appercezione”
La prima, afferma il filosofo tedesco, non implica coscienza. L’appercezione, al contrario, non può prescindere da uno stato di consapevolezza.
Gli uomini percepiscono con coscienza, mentre gli animali e le piante no. Questo significa che la rappresentazione del Mondo e sul Mondo delle piante e degli animali è differente da quella degli uomini. Significa anche che alcune aggregazioni di monadi percepiscono mentre altre “appercepiscono”. All’interno di questo universo in cui si oscilla continuamente tra gradi diversi di consapevolezza percettiva, possiamo riscontrare però un punto di vista universale, ovvero una rappresentazione perfetta: quella di Dio.
A Dio viene ascritto un punto di vista non più particolare. In Dio risiede la “appercezione” della totalità, ovvero del Tutto e dell’Intero. Si tratta allora di comprendere come risalire all’esistenza dell’Altissimo e come giustificare (filosoficamente) la medesima. Ma per il momento, fermiamoci qui.
Ricordati di votare l’articolo, se vuoi, utilizzando il tasto rate this all’inizio del post.