TRA SCIENZA E FILOSOFIA: INTRODUZIONE A DESCARTES.


Tutta la filosofia è come un albero, di cui le radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, e i rami che sorgono da questo tronco sono le altre scienze, che si riducono a tre principali: la medicina, la meccanica e la morale, intendo la più alta e la più perfetta morale, che presupponendo una conoscenza completa delle altre scienze, è l’ultimo grado di saggezza.

Così scrive Descartes nei suoi Principia Philosophiae (1644). Si tratta del cosiddetto “albero cartesiano della conoscenza”. Il quale altro non è che una concatenazione di campi d’indagine e di ricerca epistemologica, interpretabili, dal canto loro, tramite un ben preciso e “didattico” modus operandi: l’approccio deduttivo. Perché tutto il “metodo cartesiano” si fonda, tutt’oggi, su di un precetto imprescindibile: ciò che segue giustifica quanto appurato in precedenza e legittima ciò che viene colto successivamente. E tutto discende da Dio – ovvero dal piano meramente metafisico – secondo Descartes. Ma vi arriveremo con calma.

Facciamo partire la nostra riflessione da un quesito molto semplice ed immediato: “Descartes è filosofo o scienziato?”. Possiamo raggirare questa possibile impasse, sostenendo che Descartes sia un razionalista. Il che ci permette di “interpretarlo”, dunque, come un filosofo a tutti gli effetti. Un filosofo che ha, come obiettivo primario, il voler giustificare, sul piano meramente filosofico, tutta la dinamica epistemologica legata alla Rivoluzione Scientifica – avviata da Copernico (1473-1543), ampliata da Keplero (1571-1630) e conclusasi con Galileo (1564-1642) -.

Descartes si pone il problema di definire filosoficamente il dilemma legato al nuovo concetto di conoscenza: un concetto di conoscenza, per l’appunto, nuovo perché legittimato dalle conquiste e dalle scoperte ottenute dalla matematica sul piano dell’analisi scientifica del Mondo e del Cosmo. L’obiettivo di Descartes è quello di dare una spiegazione filosofica alla stessa Rivoluzione Scientifica nascente. Il suo metodo altro non è che un tentativo di “matematizzare” l’interpretazione e la conoscenza ontologica della realtà. Perché, appunto, un nuovo concetto, sia di “realtà” sia di “ontologia”, si è diffuso grazie alla sopracitata rivoluzione: il Mondo ed il Cosmo non si rispecchiano più nei parametri conoscitivi né nelle linee guida interpretative della tradizione aristotelica medioevale. La realtà finisce con il venire intesa come composta da corpi materiali ed estesi, i quali sono distribuiti nello spazio, dotati di movimento e regolati da specifiche leggi matematiche. 

SCIENZA ARISTOTELICA: SCIENZA MODERNA:
OGGETTO: La realtà viene studiata a partire dalla comprensione ontologica delle sue componenti intelligibili come le idee, le forme, le finalità, ecc. Si studiano i fenomeni ed il loro divenire. L’analisi viene rivolta ai dati sensibili e materiali.
METODO: L’analisi si fonda su congetture filosofiche e/o contemplative della realtà. Ci si affida alla sperimentazione ed alla matematica applicata all’analisi.
SPAZIO: Il Cosmo aristotelico è diviso in regioni eterogenee ed i corpi vi si distribuiscono secondo la loro natura. Il referente diviene lo Spazio geometrico euclideo. Omogeneo ed infinito. In quanto oggetto matematico è possibile definirne le proprietà.
MOVIMENTO &
MUTAMENTO:
Il modello di riferimento è quello teleologico: se ogni cosa tende ad un fine, allora dovrà necessariamente esservi, perché il movimento non continui all’infinito, un ben preciso fine ultimo – identificato con l’assoluto divino -. Si sviluppa il modello “meccanicistico” basato sulla dinamica delle “cause efficienti”.

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