RIDURRE LA DISUGUAGLIANZA.


Può esserci la tentazione di affermare che vi sono due percorsi diversi per favorire l’uguaglianza: fare ricorso a imposte e sussidi per redistribuire il reddito dai ricchi ai poveri, oppure ridurre le differenze dei redditi lordi prima della redistribuzione. Le due strategie, però, non si escludono a vicenda né sono incompatibili fra loro. Nel perseguire l’uguaglianza bisognerebbe ricorrere a entrambe: fare affidamento su una ma non sull’altra sarebbe come combattere la diseguaglianza con un braccio legato dietro la schiena. Nondimeno, è opportuno rammentare che sostenere l’uguaglianza non significa necessariamente sostenere l’idea di un grande governo. Poiché vi sono diversi modi di ridurre le disparità economiche, l’importante è creare la volontà politica necessaria per perseguire uno qualsiasi di questi percorsi. Tutte le volte che i governi hanno davvero voluto promuovere l’uguaglianza, gli strumenti adeguati non sono mai mancati. Per quanto l’azione politica debba essere preceduta da una discussione delle alternative, la soluzione migliore differisce generalmente da un paese all’altro.

I fatti storici confermano il primato della volontà politica. Generalmente, i ritardi nell’attuazione dell’eguaglianza sociale, non sono dovuti a valutazioni di convenienza economica da parte di governi ben intenzionati; semmai, i governi tendono a rimandare l’adozione di politiche egualitarie fino a quando non è in gioco la loro stessa sopravvivenza.

Richard Wilkinson & Kate Pickett, The Spirit Level: Why Equality is Better for Everyone (2009).

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