MENTE ED ESSENZA.


Il Buddha risiede nella nostra mente. Eppure il Buddismo insegna che per raggiungere tale condizione non si deve “vedere” la mente ma la “essenza”. Cosa è, dunque, questa “essenza”? Come cogliere questo “Assoluto” verso cui tende ogni relativo che scorgiamo e viviamo?

La parola “essenza” possiede tre significati all’interno del Buddismo:

  1. invariabilità: ogni particolarità non può negare la propria essenza;
  2. distinzione: in quanto invariabile, ogni particolarità è distinta da ogni altra;
  3. reale essenza: essa è la vera essenza intrinseca a qualsivoglia particolarità.

La reale essenza è il “fondamentale”. L’Assoluto verso cui il Tutto tende. “Vedere l’essenza” non è una espressione che deve essere colta alla lettera; in termini prettamente metodologici, non si tratta, quindi, di scorgere con gli occhi il suddetto fondamentale. “Vedere l’essenza” significa superare la confusione che alberga nella mente e nella percezione, così da poter “incontrare” l’Assoluto e “realizzare” l’Illuminazione.

Dunque, sì. Il Buddha risiede nella nostra mente ma è verso l’essenza che dobbiamo rivolgerci. Per farlo è necessario che la mente medesima sia libera e purificata da ogni forma di preconcetto e mistificazione. Il percorso che conduce al satori non è esclusivamente inclusivo. Non un mero “chiudersi dentro”. Liberare la mente ed aprirla al Mondo, così da poter schiudere l’occhio sullo Zen.

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