Il vero nome di Eracle (Ercole) è Alceo o Alcide. L’eroe greco, infatti, prende il suo stesso nome da quello di suo nonno. Il nome Eracle gli viene dato dalla pizia di Delfi. Presso l’Oracolo di Febo l’eroe si reca per chiedere perdono per quanto commesso, durante un violento ed inarrestabile momento di ira. Qui il sacerdote lo informa che l’assassinio dei suoi figli è sì avvenuto per sua mano, ma soltanto perché Era aveva precedentemente inquinato la sua mente con la collera e la pazzia.
Eracle significa “Gloria di Era” ed è proprio per volontà della Regina di tutti gli Dei che l’eroe acquista questo nome. Lui, del resto, è la prova tangibile e vivente dell’infedeltà di Zeus e, da adesso in poi, sarà costretto a vivere in compagnia di questo destino beffardo e crudele: portare con sé il nome di Colei che ha causato la morte dei suoi stessi figli.
Delfi è il luogo in cui il destino di Eracle prende vita. La pizia, infatti, lo invita a trasferirsi a Tirinto e a prestare servizio agli ordini di Euristeo, re della stessa città. Il sacerdote lo informa che la espiazione di una simile colpa sarà accolta dagli Dei solo a compimento di dodici titaniche fatiche. Si tratta di missioni impossibili da portare a termine per ogni comune mortale ma, per le cui riuscite, l’eroe potrà avvalersi dell’appoggio sia del suo stesso Padre Celeste sia di molte altre divinità. Sono, infatti, molti gli Dei e le Dee che si paleseranno al fianco di Eracle, durante il suo peregrinare per il Mondo Antico: da Minerva a Febo, da Artemide ad Ermes… senza contare alcuni leggendari e famosi compagni di avventura, come il centauro Chirone ed il suo stesso nipote Iolao. L’eventuale compimento di tutte e dodici le fatiche consentirà all’eroe di ottenere il dono più ambito da ogni comune mortale:l’immortalità.
Il mito delle dodici fatiche di Eracle resta, senza ombra di dubbio, un elogio alla leggendaria forza fisica dell’eroe greco. Alcune missioni, infatti, non avrebbero mai potuto essere compiute se non grazie ai muscoli possenti del figlio di Zeus. L’uccisione del Leone di Nemea o dell’Idra di Lerna ne sono un chiaro esempio. Ma vi è di più. Di Eracle, infatti, si esalta moltissimo anche il raziocinio, la furbizia e l’intelletto, quasi a voler sottolineare quella tanto decantata simmetria tra forza ed intelligenza così cara nell’Antica Grecia. La pulizia della Stalle di Augia, così come la raccolta dei pomi dorati presso il Bosco delle Esperidi, sono una chiara dimostrazione di come Eracle sia anche dotato di sagacia e buon senso. Non mancano nemmeno momenti particolarmente toccanti, come l’incontro negli Inferi con Meleagro, colui che in vita si era perdutamente innamorato di Atalanta. Dall’incontro con l’ombra si origina la promessa da parte di Eracle di prendere in sposa la sorella del guerriero caduto: Deianira.
Il mito e, soprattutto, la figura di Eracle assumono un significato ben preciso. Quello del coraggio e della forza, senza alcun dubbio. Ma anche quello del castigo, della redenzione e del perdono. Ma è, in special modo, l’eroismo ad essere il tema portante dell’intero mito. Eracle è l’eroe. Lo stereotipo del vero eroe. E non soltanto perché riesce a travalicare i limiti imposti all’uomo dal Cielo e a perseguire l’immortalità con le proprie gesta – leggendaria la creazione delle ben conosciute Colonne d’Ercole -. L’eroismo di Eracle si sviluppa di pari passo con la sempre più crescente consapevolezza dell’uomo circa il suo dovere ed il suo essere al Mondo. Nel portare a compimento le proprie imprese, infatti, Eracle non soltanto si compiace della sua forza e del suo intelletto… egli nutre ed alimenta il piacere di aiutare i più deboli. Prova sulla sua stessa pelle i dolori e le sofferenze di chi in vita è costretto a fare il servo e lo schiavo e percepisce i tormenti di chi si è andato macchiando di colpe indicibili e vive per cercare di ottenere perdono per esse. Di tutto ciò… di una tale volontà l’eroe greco è la perfetta ed immortale incarnazione.
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