«Di nuovo, il confronto fra i valori della conoscenza e i valori del bene, personale e pubblico, è da sempre un terreno d’elezione della filosofia. Mentre in tante aree di ricerca si vedono lavorare fianco a fianco studiosi di diversa formazione, è curioso che filosofi di professione siano relegati (o si releghino) in una nicchia ora presuntuosa ore questuante. Chi tiene lezioni di disegno, insegna a disegnare. Chi tiene lezioni di equitazione, insegna a cavalcare. Kant diceva che non si insegna la filosofia, ma a filosofare. Molti filosofi se lo sono scordato. Però… chi insegna scienze non sembra essere in una condizione diversa: insegni dunque a fare scienza. Integrare le due attività diventa tanto più difficile quanto più le dimenticanze sono diffuse; a rimetterci è la pubblica discussione sull’uso del sapere, e in generale una più lucida comunicazione tra scienza, politica e opinione pubblica. Chi ha paura della filosofia, ha paura di guardarsi allo specchio. Non lo dico per proporre una forma di narcisismo. Sto solo ricordando uno scocciante ma prezioso interlocutore che ciascuno porta già dentro di sé, in forma non addestrata. La scienza ha bisogno di esplicitare il suo senso in un discorso che esca dai laboratori di ricerca e si faccia strumento di dialogo civile. La democrazia ha bisogno di cittadini addestrati a riflettere su questo senso.»
A. Peruzzi, Scienza per la democrazia. Affinità elettive, conflitti, necessità della formazione. (2009).
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