Ho fatto una fatica enorme a trovare l’immagine di copertina per quest’articolo. Perché se andate su Google e digitate Yulin, vi appariranno numerosissime immagini talmente degradanti per il genere umano, che diviene davvero difficile – almeno per il sottoscritto – anche il solo ruotare la rotellina del mouse per velocizzare la visualizzazione stessa della pagina. Alla fine ho scelto quella che potete vedere sulla copertina di questo post. Perché dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Anche dell’anima di coloro che in essi vi si rispecchiano.
Il prossimo 21 Giugno, in Cina, ripartirà il tradizionale – e macabro – Yulin Festival. Durerà, come da consuetudine, ben tre giorni: tre giorni in cui centinaia di migliaia di cani verranno brutalmente uccisi per esser poi cucinati e mangiati dalla popolazione locale. Il tutto per celebrare il solstizio d’Estate. Stando ai rapporti del World Animal Protection, ogni anno, vengono all’incirca massacrati 25 milioni di cani; un trattamento indegno da parte dell’uomo per quello che è generalmente riconosciuto essere il “suo migliore amico”.
Durante lo svolgimento di suddetta festa, affidandosi a quanto dichiara il Ministero della Sanità Pubblica cinese, dalle due alle tremila persone in genere muoiono per aver contratto il virus della rabbia. Difatti, come se già lo sterminio degli animali a quattro zampe non fosse di per sé abbastanza, molti di questi animali non vengono nemmeno sottoposti a controlli sanitari. Si tratta molto spesso di cani randagi – oltre alle centinaia di bestiole che vengono periodicamente rapite dalle proprie abitazioni e dai loro proprietari -. Il contagio e la diffusione, di quella che assume le sembianze di una vera e propria epidemia, sono la logica conseguenza dell’agire umano. Le tre aree principali dove avviene la macellazione sono il Jiangsu, il Jilin ed il Guangdong.
Lo Yulin Festival si presenta come una tipica sagra alimentare, durante la quale viene servita carne di cane e vino di litchi – una tipologia di ciliegia cinese -. La motivazione di fondo – oltre che essere legata a queste barbariche tradizioni culturali – risiede nel considerare tale carne come medicamentosa. Soprattutto, per quanto concerne la fertilità maschile. Come se in Cina l’infertilità fosse da sempre il problema sociale maggiormente rilevante.
Negli ultimi anni si continua ad assistere, comunque, ad un crescendo sempre più forte di opposizioni animaliste ed ambientaliste contro questo massacro. Già nel 2011, si era riusciti ad abolire un festival a base di carne di cane. Proprio per tale occasione, è già partita l’ennesima petizione online nella speranza di riuscire – oltre a smuovere sempre più coscienze – a boicottare lo Yulin del 2016. Potete firmala accedendo a questo link – vi invito a farvi forza e a guardare anche il video pubblicato all’interno della stessa pagina -.
Sia ben chiaro che non si tratta di essere animalisti convinti o accaniti ambientalisti o vegani o vegetariani, ecc. Si tratta di avere un briciolo di sensibilità e di umana coscienza. Perché è doveroso iniziare a rendersi conto di un’assoluta verità: l’uomo non è l’unico essere vivente che abita il Pianeta. Condividiamo la Terra con una moltitudine di altre specie animali, nei riguardi delle quali dobbiamo riconoscere dignità ed un diritto inviolabile, di cui noi stessi ci facciamo detentori in quanto esseri umani: quello alla vita. L’alternativa, altrimenti, è quella di continuare a presentarci come la razza più parassitaria dell’intero sistema naturale.
Vi lascio anche l’indirizzo di una pagina Facebook che v’invito a visionare.
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