IL DEISMO: NASCITA E DIFFUSIONE DELLA RELIGIONE SENZA DIO.


Trattare il deismo può non esser semplice. Anche perché ritengo sia doveroso fornire una precisa e dettagliata descrizione culturale del periodo storico entro il quale questa dottrina si affermò e si diffuse. Quindi premetto, fin da subito, che la trattazione potrebbe dilungarsi anche in un secondo articolo – e forse anche in un terzo -. Per iniziare, parto, dunque, con l’esporre e col presentare alcune considerazioni storiche e storiografiche.

Innanzitutto si consideri il fatto che il deismo nacque e si diffuse in Inghilterra, a partire dalla seconda metà del XVII secolo. Il referente politico e filosofico della dottrina deista fu, ovviamente, il libertinismo inglese. Quest’ultimo possedeva una fisionomia molto diversa da quella reazionaria e clandestina che avrebbe, da lì a qualche decennio, finito poi col caratterizzare il libertinage francese. I libertini inglesi furono per lo più saggisti e scrittori: conducevano un’esistenza da comuni letterati, distanti dalla Corona ed estranei in toto alle questioni inerenti la nobiltà (di corte). La clandestinità – anche delle pubblicazioni letterarie – e la concezione “militante” dell’arte filosofica non rispecchiarono mai de facto il libertinismo inglese – a differenza, invece, di quanto accadde, successivamente, in terra di Francia -. Tutt’oggi, l’icona letteraria del deismo libertino di metà seicento continua ad essere l’opera intitolata Oracles of reason, pubblicata, per la prima volta, a Londra soltanto nel 1693 sotto la supervisione e l’egida di Charles Blount – considerato il primo vero deista della storia – e Charles Gildon. Non si tratta di una vera e propria opera in sé: è, tout court, una raccolta di diversi saggi, scritti e lettere composte da svariate menti dell’epoca – nei confronti delle quali, ancora oggi, la moderna filologia fatica moltissimo a coglierne la paternità letteraria -. In questo testo, ad ogni modo, sono individuabili tutti i precetti fondanti il deismo: la concezione dell’anima umana come immateriale ed immortale, l’umanitarismo, l’anticlericalismo, la lotta alle verità rivelate e secolarizzate tramite l’esegesi degli antichi testi e delle antiche scritture, le critiche allo scetticismo ed al neoplatonismo, e via discorrendo. A fianco di Oracles of reason, dobbiamo però menzionare anche un altro testo. Si tratta del De religione laici, un’opera scritta da Lord Edward Herbert di Cherbury, per la prima volta in latino nel 1645 e poi tradotta in inglese e (ri)pubblicata nel 1683 sotto la direzione proprio di Charles Blount. Il testo di Herbert è particolarmente importante per questa nostra trattazione perché al suo interno è presente quello che viene generalmente considerato come il “manifesto deista”. Esso si compone, per volontà dello stesso autore, di ben cinque punti fondamentali:

  1. esiste un unico supremo Dio;
  2. questo deve essere venerato al di sopra di qualsiasi altra cosa;
  3. la virtù, la bontà, la pietà, accompagnate da fede e amor per Dio costituiscono il modo migliore per venerarlo;
  4. dobbiamo pentirci dei nostri peccati dal profondo del cuore e incamminarci sulla retta via;
  5. infine, dopo la morte, c’è il premio o il castigo.

Tenendo bene a mente tutta questa primissima parte introduttiva, dobbiamo però ora cercare di comprendere – prima di procedere ad analizzare de facto la dottrina deista –  quale fisionomia socio-politica possedesse l’Inghilterra in quegli anni. Questo perché l’affermarsi ed il diffondersi del deismo procedette sempre di pari passo con la divulgazione di precise ideologie politiche e filosofiche. Fra tutte, il liberalismo di Locke ed il liberismo di Smith.

Il seicento fu un secolo profondamente violento e tumultuoso per la nazione d’oltremanica. Sia i regni di Carlo I Stuart (1625-1649) che di Carlo II Stuart (1649-1685) furono travolti da violenti guerre interne ed intestine, ove la matrice religiosa svolse sempre, di volta in volta, un ruolo pressoché determinante. La situazione degenerò molto bruscamente intorno al 1642. Le Guerre di Religione coinvolgevano, da un parte, i ludiani e, dall’altra parte, i puritani. Quest’ultimi, sotto la Corona di Giacomo I, avevano per anni subito ingiustizie e vessazioni da parte della Chiesa Anglicana. I ludiani, dal canto loro, traevano il proprio nome dall’arcivescovo di Canterbury, William Laud; il partito ludiano fu sempre appoggiato dal re Carlo I, il quale, fra l’altro, esercitò anche forti pressioni politiche per la reintroduzione della liturgia pre-esistente alla rottura tra Enrico VIII e la Chiesa di Roma. Nel 1649, per merito anche dell’appoggio parlamentare, i puritani riuscirono a far incarcerare Carlo I e, a seguito di un processo pubblico, a farlo addirittura decapitare – facendolo, in questo modo, passare alla storia come il primo re ad essere stato destituito e messo a morte per volontà popolare -. La fase storica concernente la Prima Rivoluzione Industriale – nonché il momento iniziale di quel passaggio che avrebbe portato l’Inghilterra dall’assolutismo al costituzionalismo monarchico – fu profondamente “veicolata” dalla realtà puritana. Ne seguì l’interregno di Oliver Cromwell – dalle sembianze di un mero protettorato -. O almeno fino al 1660, anno in cui lo stesso Cromwell venne decapitato. Il regno di Carlo II – rientrato in patria dall’esilio – fu nuovamente colmo di violenza e di reciproca e diffusa intolleranza tra tutte quelle parti, di volta in volta, coinvolte nei vari scenari pubblici e politici. Carlo II ristabilì immediatamente l’anglicanesimo come religione ufficiale. Seguirono poi molte altre riforme tutte intrise di profonda intolleranza religiosa – si tratta del frangente storico nel quale, a dire il vero, il pluralismo religioso finì con l’apparire, come mai fino ad allora, totalmente inattuabile in terra inglese -:

  • l’Act of Uniformity imponeva a tutti coloro che ricoprivano cariche pubbliche di prestare un solenne giuramento dinanzi alla Chiesa Anglicana;
  • Conventicles Acts permettevano al monarca di ritagliarsi uno spazio di discrezionalità ed ingerenza da poter esercitare, liberamente, su ogni questione inerente la formazione e/o il riconoscimento di alternative forme di associazioni e movimenti religiosi – precludendone, quindi, la loro stessa affermazione -;
  • il Test Act obbligava ogni membro del Parlamento a prestare giuramento dinanzi alla Bibbia, di modo così da estraniare ed alienare dalle cariche pubbliche tutti coloro che non si rispecchiassero nell’anglicanesimo.

Una delle conseguenze più note di tale politica restrittiva e coercitiva fu la persecuzione ed il conseguente esodo in massa dei quaccheri guidati da William Penn. Quegli stessi quaccheri che sarebbero poi divenuti oggetto di grande interesse e rispetto da parte di Voltaire – ai quali il patriarche de Ferney avrebbe pure dedicato alcune lettres anglais -; quello stesso William Penn che avrebbe finito col fondare una ben nota colonia americana: la Pennsylvania.

Toccò a Giacomo II, succeduto a Carlo II, il dover avviare tutta una serie di riforme e cambiamenti finalizzati al ripristino della pace interna ed al riconoscimento del pluralismo religioso. La Dichiarazione d’Indulgenza emanata nel 1687 concedeva ad ogni suddito del regno una piena, nonché giuridicamente riconosciuta, libertà di religione. Si trattò, a dire la verità, della Seconda Dichiarazione d’Indulgenza nella storia inglese; una prima era già stata formulata da Carlo II nel 1672, ma finì con l’essere respinta in toto dal Parlamento. Quest’ultimo temeva, infatti, che un tale atto avrebbe anche potuto promuovere un riavvicinamento con la Chiesa di Roma. Giacomo II, dunque, dovette escogitare e porre in essere anche tutta una serie di deroghe e modifiche all’intero impianto socio-politico del paese per garantire l’approvazione di suddetta Dichiarazione: ammise ed introdusse nell’esercito, nel Consiglio della Corona e nella magistratura numerosi esponenti del mondo cattolico, fece aprire svariati seminari a Londra, nominò dei rettori cattolici alle Università di Cambridge ed Oxford, impedì al Parlamento di riunirsi, costituì una Commissione per le cause ecclesiastiche, il cui compito era quello di monitorare e giudicare l’operato dei sacerdoti e vescovi anglicani, e molte altre ancora.

Ecco, in questo mezzo secolo di guerre, di violenze, di ritorsioni, d’intolleranze religiose e di persecuzioni rivolte alle più svariate eterodossie sparse per la Nazione, si andava costituendo il libertinismo anglosassone e con esso prendeva forma (anche) quella che sarebbe poi stata chiamata da Blount la “religione del laico”, ovvero il deismo. I cui contenuti verranno analizzati nel prossimo articolo.

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