SCHÜTZ: APPROCCIO ALLA FENOMENOLOGIA.


Il punto di partenza per analizzare le riflessioni di Schütz, in seno alla sociologia fenomenologica, è rappresentato dal saggio On multiple realities del 1945, nel quale il sociologo austriaco, prendendo spunto dagli studi svolti dallo psicologo statunitense William James (1842-1910), contrappone, ad una concezione ontologicamente individualistica e monolitica della realtà, l’esistenza di una pluralità di dinamiche, molteplici, pluridimensionali ed indefinite sotto-realtà, tutte reciprocamente ancorate alla realtà preminente – quella cioè quotidiana, dalla quale, quindi, è possibile staccarsi, ma verso la quale, inevitabilmente, facciamo sempre ritorno -.

Rimanendo inizialmente “fedele” ai contributi di JamesSchütz sottolinea come siano due i parametri fondamentali che ci permettono di definire come “reale” la realtà a noi prossima (principio di “credenza”):

  1. l’oggetto fisico verso il quale si focalizza la nostra attenzione. Semplicemente osservando un oggetto, possiamo noi percepire come chiara e definita quella precisa porzione di realtà. In questo modo si viene a creare una relazione – di significato – tra noi – che osserviamo – e la realtà stessa – che viene, per l’appunto, osservata -;
  2. la sopracitata relazione stessa, che altro non è che una vera e propria esperienza umana, “sperimentata” su quella medesima porzione di realtà, per merito del legame che abbiamo stretto tra il nostro osservare e l’oggetto fisico. È di vitale importanza che questa relazione non venga contraddetta. Fintanto che resta esente da critiche, l’oggetto e la porzione di realtà continuano a risultarci vere. Se, al contrario, dovessimo pensare ad un qualcosa che contraddica la nostra precedente percezione dell’oggetto osservato, allora la “credenza” finirebbe col vacillare e questo potrebbe condurci a dubitare della veridicità della realtà stessa. Come sosteneva, per l’appunto, lo stesso psicologo: «Qualunque oggetto che resti non contraddetto, viene ipso facto creduto ed accettato come una realtà assoluta.»

Il fondamento, sia ontologico che epistemologico della sociologia fenomenologica di Schütz, si fonda proprio su questa dinamica concettuale: questi “diversi gradi di modalità attenzionale” ci conducono verso lo studio dell’esistenza e della presenza di realtà plurime, nei riguardi di tutte le quali, aprioristicamente, ne affermiamo il legame con la realtà che quotidianamente viviamo. Ma, ovviamente, a differenza di JamesSchütz, nei riguardi di questi “ordini di realtà”, fornisce una chiave di lettura più fenomenologica che psicologica: tutte queste “realtà plurime” vengono interpretate alla stregua di “province finite di significato”, le quali si legittimano e giustificano non più sulla base dell’interpretazione del mero oggetto fisico (approccio psicologico), ma bensì sulla concreta esperienza umana. La “credenza”, quindi, viene riletta sulla base di una nuova dinamica interpretativa: è l’esperienza strincto sensu che relaziona l’individuo alla realtà circostante, e questa stessa realtà si mantiene vera fintanto che l’esperienza resta tale, a patto, dunque, che non giunga una nuova esperienza che contraddica quella precedente (approccio fenomenologico).

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