Tre sono i paradigmi filosofici attorno ai quali si sviluppa – ed anche con una certa linearità – tutta quanta la filosofia rousseauiana. In ordine: morale, educazione e politica. E, proprio per rimarcare quella “linearità” espositiva di cui sopra, non volendo sminuire alcune opere del filosofo ginevrino – come, ad esempio, Julie ou la Nouvelle Héloïse (1761) o le Lettres écrites de la montagne (1764) -, reputo essere quattro gli scritti fondamentali per apprendere pienamente il pensiero filosofico di Rousseau.
La morale è abilmente spiegata in due testi. Il primo è il Discorso del 1750, redatto dallo stesso filosofo e rivolto all’attenzione dell’Accademia di Digione. Lo scritto è formulato nel tentativo di argomentare la seguente tematica – sviluppata su iniziativa della stessa Accademia -: «Se il rinascimento delle scienze e delle arti abbia contribuito a migliorare i costumi». Il secondo, invece, è il ben famoso Discours sur l’origine et les fondements de l’inégalité parmi les hommes del 1755, tramite il quale Rousseau pone le basi delle proprie convinzioni socio-politiche. Non esiste morale che non debba assistere la politica e non esiste politica che non si debba fondare sui precetti di una retta ed equa moralità. «Quelli che vorranno trattare separatamente la politica e la morale, non capiranno mai nulla né dell’una né dell’altra.»
Dopo la comprensione della morale rousseauiana è il turno della “educazione” dell’uomo. In questo caso, il testo da prendere come riferimento è Émile ou de l’éducation (1762). Scopo dell’Emilio è trattare la distinzione tra l’homme de la nature e l’homme de homme, ovvero affrontare il tema del «buon selvaggio» in una chiave di reinterpretazione e di rilettura (anche pedagogica) del moderno uomo civile (e sociale). Formato il cittadino, non resta nient’altro da fare se non affrontare, infine, le questioni inerenti la res publica.
Il Contrat social: ou principes du droit politique del 1762 è il testo più famoso di Rousseau. Si tratta di un’opera particolarmente brillante, visto e considerato quanto la stessa abbia poi influenzato l’intero panorama politico internazionale futuro. Lo scritto ci permette, senza ombra di dubbio, di considerare il filosofo ginevrino come il vero ed unico pensatore politico dell’intero parti philosophique del Settecento francese – in parte, una simile considerazione può essere elargita anche nei riguardi di Morelly -.
Per trattare la complessità, la profondità ed il romanticismo delle teorie rousseauiane, questo è il percorso corretto a cui attenerci. Spiegare prima di tutto la morale, risolvere poi lo snodo relativo all’istruzione e all’educazione delle nuove masse cittadine ed, infine, trattare tutte le riflessioni concernenti il direttismo politico, la religione civile e la distribuzione dei poteri all’interno della nazione.
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