INFINITÀ PRIMA DELLA NASCITA. INFINITÀ DOPO LA MORTE.


Se ciò che ci fa apparire tanto terribile la morte fosse il pensiero del non essere, dovremmo pensare con pari raccapriccio al tempo in cui non eravamo ancora. Giacché è incrollabilmente certo che il non essere dopo la morte non può essere diverso da quello prima della nascita, e quindi neanche più lacrimevole. Tutta un’infinita è trascorsa, quando non eravamo ancora, ma ciò non ci turba affatto. Invece, che al momentaneo intermezzo di una effimera esistenza debba seguire una seconda infinità, in cui non saremo più, lo troviamo duro, anzi insopportabile. Sarebbe allora questa sete di esistenza sorta per avventura dall’averla noi ormai assaporata e trovata magari, così, amabilissima?

A. Schopenhauer, Il Mondo come volontà e rappresentazione (1819).

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