LA STORIA DEL PICCOLO SOPAKA.


Sopaka era un bambino nato in una famiglia povera e disagiata. Quando aveva soltanto sette anni suo padre morì e sua madre fu costretta a risposarsi con un uomo malvagio e privo di virtù. Il patrigno, infatti, non perdeva occasione per sgridare e picchiare il fanciullo che, al contrario, non elemosinava mai gentilezza ed innocenza d’animo. Desideroso di liberarsi dalla tediosa presenza del piccolo ma conscio, al contempo, di come sua madre lo amasse più di ogni altra cosa al Mondo, il patrigno, un giorno, orchestrò un piano per far sì che il piccolo Sopaka scomparisse per sempre dalla sua vita.

Una sera, quindi, il patrigno invitò il fanciullo a fare una passeggiata in sua compagnia. Sopaka, che come detto, era puro e nobile di cuore, accettò di buon grado, in quanto fiducioso che sua madre avesse intercesso con l’uomo in suo favore, così che fra i due potesse sorgere un vero legame padre/figlio. Ma, purtroppo, le intenzioni del patrigno erano meschine e dettate dall’odio. Una volta giunti, infatti, nei pressi di un cimitero, l’uomo legò il ragazzo al corpo in decomposizione di un defunto, fuggendo poi via veloce da quel tetro e lugubre luogo.

Sopaka restò da solo per ore ed ore. Al freddo. Con il volto solcato dalle lacrime. Quando poi scorse numerosi animali accorrere verso di lui per cibarsi della sua carne, comprese come la sua vita fosse giunta al termine. Fu nell’esatto momento in cui percepì il terrore paralizzarlo del tutto e la paura della morte inquinargli la mente che, prima di chiudere gli occhi dallo sgomento, riuscì a scorgere una persona dal nobile aspetto ed avvolto da una luce brillante. Il Buddha era giunto sin lì per assisterlo.

Liberatolo dal funesto giogo cui il patrigno lo aveva condannato, il Maestro condusse il ragazzo al monastero di Jetavana. Qui il Buddha si prese cura del piccolo, lavandolo, dandogli del cibo e dei vestiti e consolandolo per ore intere.

Nel frattempo la madre, vedendo tornare a casa soltanto suo marito e non credendo alle sue menzogne, era fuggita di casa e, in preda al dubbio e al timore, si era messa a correre di villaggio in villaggio, per cercare di capire se qualcuno avesse visto il suo adorato figlio. Sconsolata, alla fine, decise di recarsi dal Buddha, nella speranza che l’Illuminato potesse darle consiglio sul da farsi.

Esattamente come aveva fatto con il piccolo Sopaka, il Maestro consolò la povera madre, informandola di come suo figlio fosse al sicuro e fosse diventato un monaco. Felice per aver ritrovato il proprio figlio ed illuminata dagli insegnamenti del Buddha, anche la madre decise di divenire una discepola del Maestro e, esattamente come accaduto al giovane ragazzo, anch’ella si sentì libera dai mali terreni.

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