- Mettere da parte è pure un mezzo:
Se metti tutto da parte e non conservi nella mente né il Buddismo né il Mondo, è forse questo che si chiama il fondamentale? Il fondatore dello Zen disse: “Non perseguendo oggetti esteriormente, con la mente che non si affanna interiormente, se la mente è come una parete, si può entrare nella Via.”
Un altro maestro Zen spiegò che il significato di tutto questo è che la pratica di mettere da parte tutti gli oggetti e non stimolare la mente è un metodo utile per entrare nella Via. Pertanto considerare questa condizione in sé come la Via è in realtà contrario all’intento del fondamentale dello Zen.
- Non giudicare gli altri:
È detto che coloro i quali sono veramente nella Via non discutono i giudizi degli altri. Questo non significa che non danno giudizi ma li sopprimono; significa che non vedono le persone in termini di sé e di altro. Il terzo patriarca dello Zen disse: “Nel regno dell’essere com’è, non vi è altro e non vi è sé.” Dice una scrittura: “La natura della realtà è come un oceano; non bisogna dire che vi è ragione o torto.”
Se si considera il Mondo in termini di distinzioni fra l’altro e sé, inevitabilmente si danno giudizi di giusto e sbagliato. Se si possiedono opinioni di giusto e sbagliato, non si è veri praticanti della Via, anche se ci si trattiene dall’esprimere le proprie opinioni.
Piuttosto che trattenersi dal discutere i giudizi degli altri, pertanto, gli studenti di Buddismo dovrebbero voltarsi e riflettere: “Chi è che parla di giusto o sbagliato negli altri?”
Una scrittura dice che bisogna “considerare la costituzione fisica come il proprio corpo e considerare i riflessi dei dati sensoriali come la propria mente.” Il significato di questa affermazione è che ciò che le persone comuni ritengono essere il proprio sé non è il vero sé. E se non sai cosa sia il tuo vero sé, non puoi neanche vedere gli altri come sono veramente.
Così se le tue idee di sé e di altro sono entrambe non vere, come puoi giudicare il giusto e lo sbagliato?
Normalmente chi presume di essere sulla Via e non parla di giusto e sbagliato negli altri continua comunque a definire il bene e il male nella propria mente e a fare distinzioni di acutezza e ottusità nelle persone. Concettualizzando la superficialità e profondità di comprensione, costoro contrastano errore e correttezza della pratica. Essi non possono procedere direttamente verso l’illuminazione suprema, per cui sono incoraggiati a non prestare attenzione ai giudizi di giusto e sbagliato.
Muso Kokushi
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