- Meraviglia:
I maestri Zen possono invitare a meravigliarsi dei koan Zen, oppure possono invitare a non meravigliarsene. Non vi è un cammino prefissato che i maestri Zen debbano seguire.
A volte i maestri Zen dicono agli allievi di guardare ai koan in maniera dubitativa, a volte dicono loro di non dubitare. In ogni caso un maestro tratta direttamente con un allievo, non parla in generale.
Gli insegnamenti Zen non sono dottrine tenute a mente dai maestri. Vengono prodotti spontaneamente dal contatto fra maestro e allievo. Non bisogna cercare di congelare gli insegnamenti momentanei in teorie fisse.
Se i maestri Zen sono illuminati, il loro insegnamento può effettivamente assumere qualunque forma. Se non sono illuminati, qualunque forma possa assumere il loro insegnamento, questo in realtà accecherà i loro allievi.
- Koan:
A volte i maestri Zen danno agli allievi dei koan da esaminare; a volte riprendono i koan e inducono gli allievi ad abbandonarli. È tutta questione di metodo, da non generalizzare.
Quando ci si immedesima nel koan, non vi è nessuno che proponga il koan e nessun koan che venga proposto. Quando si raggiunge questo stadio, come può esserci qualche dualismo di dare e prendere, usare e non usare?
Dare e riprendere sono metodi usati temporaneamente dai maestri per gli allievi che non hanno ancora raggiunto questa condizione. Non possono essere giudicati con sentimenti ordinari.
Quando le persone prive di illuminazione formulano interpretazioni letterali dei koan Zen e trasmettono agli allievi dottrine prefissate, questo è un grave errore. Queste persone furono criticate dagli antichi maestri per avere vincolato le persone ai dogmi.
Muso Kokushi
Ricordati di votare l’articolo, se vuoi, utilizzando il tasto rate this all’inizio del post.