Un quesito. Estremamente semplice. Di getto. Partorito “di pancia”.
Come promuovere e/o esercitare e/o legittimare un “controllo democratico” sulla Scienza – intesa come vera e propria attività intellettuale, finalizzata alla scoperta e comprensione della realtà – o, se preferite, sull’atteggiamento scientifico – in seno, dunque, a ricerca, controllo, verifica, attendibilità, critica, divulgazione, ecc. -?
Giusto sostenere che la ricerca scientifica debba essere libera. Ma, visto e considerato che abbiamo a che fare con governi democratici – e non tecnocratici! -, è altrettanto doveroso sottolineare il fatto che il controllo sulla “applicazione” della suddetta debba appartenere alla politica. In sintesi: spetta alla classe politica prendere decisioni – ed esporsi, dunque, in merito – circa l’impatto che le scoperte scientifiche riversano nei confronti della comunità. Motivo per cui è tanto dannatamente necessario quanto auspicabile poter contare e poter fare affidamento su di una classe politica informata. Ma informata nel senso più scientifico possibile! Ovvero politici dediti al vero e proprio atteggiamento scientifico – razionalità, coscienza critica, pubblica manifestazione e divulgazione dei risultati, accessibilità alle varie forme di conoscenza, e via discorrendo -.
La formazione della classe politica è, quindi, fondamentale… proprio per evitare che il delicato rapporto democrazia/scienza finisca con il ridursi a meri esercizi di retorica e becero politichese. Ragioniamo, infatti, per un attimo in modo estremamente semplicistico: davvero dobbiamo credere che alle varie indizioni referendarie dal contenuto scientifico, i leader politici che, di volta in volta, hanno preso la parola, avessero conoscenza e consapevolezza dei temi trattati ed avessero più a cuore la divulgazione di informazioni genuine rispetto all’accaparramento del consenso? Suvvia…
Un nuovo modello partecipativo? Ben venga! Ma quale? Le agorà virtuali? Ma anche no! Nei media, così come nei social media o nei sns, troviamo la descrizione del fenomeno e raramente la sua spiegazione – comunque spesso filtrata -… senza contare il fatto che tali piattaforme difficilmente invogliano l’utente di turno alla verifica circa la veridicità ed attendibilità di quanto riportato – un esempio estremamente banale quanto scontato è rappresentato dalle fake news -.
Mancanza di responsabilità e di senso civico tanto da parte di chi prende decisioni quanto da parte di coloro che legittimano i propri rappresentanti. E, soprattutto, mancanza di un punto di vista prettamente filosofico, che possa permettere la comprensione di cosa sia veramente la Scienza e di come essa si rapporti sia nei riguardi della Storia quanto nei riguardi della comunità – politica, economica, religiosa, ecc. – di riferimento.
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