Prajina è da intendersi come accordo ed equilibrio tra mente e Natura. Prajina non tende soltanto verso ciò che esiste al di fuori della nostra coscienza – basti pensare alle norme che regolano le condotte di vita all’interno del contesto sociale nel quale viviamo -; Prajina è anche inconscio, ovvero un occhio rivolto verso la non discriminazione e la non deliberazione. Il non discriminare ed il non deliberare. Ebbene l’Inconscio non può essere responsabile degli atti compiuti, perché, qualora lo fosse, sarebbe necessario accettare l’idea dell’esistenza apriorica di un dualismo discriminatorio tra bene e male, tra giusto e sbagliato, ecc.
Si parla spesso di Prajina della discriminazione – rivolto all’esterno della nostra coscienza – e di Prajna della non-discriminazione – rivolto verso l’Inconscio -. Quando volgiamo la nostra attenzione verso ciò che è esterno a noi, noi alimentiamo e nutriamo la nostra immaginazione (Prapanca) ed essa può essere oggetto di deliberazioni discriminatorie perché, quando l’Immaginazione si afferma, di contro è inevitabile che la pura ed incontaminata superficie dell’Inconscio finisca con il venire offuscata.
Il sopracitato accordo ed equilibrio tra mente e Natura consiste proprio in questo:
Secondo questi principi, quando la vostra mente funziona in accordo con la Natura, non più tormentata da pensieri dualistici del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, del merito e del demerito, del Paradiso e dell’Inferno, ma inevitabilmente come il fuoco brucia e l’acqua bagna, voi non siete più responsabili di qualsiasi atto commettiate e, di conseguenza, tutti i vostri atti sono distaccati dal karma. Voi vi comportate come il vento, e chi biasima il vento quando lascia la distruzione dietro di sé?
Questo risveglio e questa siffatta forma di consapevolezza sono traguardi difficili da raggiungere e perseguire perché arduo è il riuscire a cogliere ciò che, in termini di purezza, rappresenta la Vita, colta nella sua più profonda – e non discriminante! – essenza. Da tutto ciò seguono gli insegnamenti circa il non attaccamento e il dover lasciare andare. Da tutto ciò segue la consapevolezza di come il dolore non sia causato dal cambiamento ma solo dalla resistenza che spesso rivolgiamo allo stesso. Siamo tutti legati alla/dalla causalità karmica… solo tramite questo processo di Illuminazione possiamo venire liberati da tali catene.
Ancora una volta, sono la meditazione e l’ascolto del proprio respiro a rivelare la via.
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