LA REALTÀ OGGETTIVA COME DATA, CERTA E PREVEDIBILE.


Articolo correlato: IL FONDAMENTO DIALETTICO DELLA REALTÀ OGGETTIVA: LUCKMANN & BERGER.

Nell’articolo precedente avevo (a grandi linee) spiegato il funzionamento della dialettica sociale ed avevo esposto le principali dinamiche che, stando alle riflessioni di LuckmannBerger, consentono la formazione ed il continuo sviluppo della realtà oggettiva. Nonostante vi avessi dato appuntamento per la spiegazione e l’approfondimento dei processi di socializzazione – primaria e secondaria – e della realtà soggettiva – di modo da poter così concludere questa analisi sociologica -, ritengo che sia opportuno prima trattare un ultimo tassello per quanto concerne l’oggettività della vita di tutti i giorni. Parlo delle cosiddette «strutture di plausibilità»; una particolare intuizione dei due sociologi austriaci, che ci consentono di comprendere più a fondo gli effetti della dialettica sociale stessa.

Abbiamo già visto che la realtà oggettiva si sviluppa continuamente nel tempo grazie alle interazioni sociali – fra tutte, il contatto diretto -, tramite le quale si assiste ad un continuo e reciproco scambio di esteriorizzazioni ed interiorizzazioni soggettive ed oggettive che portano alla formazione, prima, delle “tipizzazioni” e, dopo, delle “istituzioni”. Si tratta ora, invece, di uscire in parte dal rapporto dialettico e di comprendere tout court quale fisionomia la realtà oggettiva assuma, dinanzi agli occhi del singolo individuo, proprio a causa di ciò che la dialettica produce a seguito degli innumerevoli rapporti interrelazionali sviluppatesi nel contesto sociale. Ancora una volta, procedere con un esempio, in sociologia, è quanto di più semplice ed immediato si possa fare, ai fini della mera comprensione analitica e gnoseologica.

Ipotizziamo che un marito, ad esempio, saluti la propria moglie prima di uscire di casa per recarsi al lavoro. Un’espressione linguistica – formulata da parte della moglie – comunemente condivisa all’interno della realtà oggettiva potrebbe essere: “Ciao caro, buon lavoro”. Ragioniamo adesso per assurdo. Ipotizziamo che la risposta della moglie sia, invece, questa: “Ciao caro, non scordarti di prendere la pistola”. Dinanzi ad una risposta di questo tipo si verrebbe a creare nel marito uno shock per quanto concerne la percezione della realtà oggettiva. E questo per il semplice fatto che la raccomandazione della moglie di portarsi dietro una pistola, per andare a lavorare, contrasta con tutto il bagaglio conoscitivo (oggettivato, tipizzato e legittimato tramite le interazioni) della realtà sociale nella quale vivono.

I livelli linguistici formano delle vere e proprie «strutture di plausibilità» tramite le quali la simmetria, sviluppatasi per merito della dialettica sociale, tra la realtà soggettiva e quella oggettiva viene sempre mantenuta salda e costante. Sentir dire da una moglie ad un marito “ciao caro, buon lavoro” rientra nelle forme tipizzate ed oggettivate delle espressioni linguistiche fondanti la realtà sociale; una risposta del tipo “ciao caro, non scordarti di prendere la pistola” invece no. Crea scompiglio, non comprensione del suo perché. Non è una espressione tipica o fondante alcuna forma di legittimazione comportamentale. La realtà, dunque, non appare più, in questo caso, come scontata e prevedibile, dato che il contenuto dell’espressione linguistica, qui presa ad esempio, non risulta essere assolutamente tipizzato.

L’esito dell’intero processo dialettico risiede, difatti, proprio in questo: nel far apparire agli occhi di ogni singolo individuo – ogni qual volta è colto nel suo viver sociale, all’interno del contesto di cui fa parte – la realtà oggettiva, che lui stessa contribuisce, tramite le proprie interazioni, a formare e sviluppare, come data, certa e prevedibile. Perché ciò che viene appreso, in termini di interiorizzazioni, e manifestato, in termini, stavolta, di esteriorizzazioni, durante l’interazione con gli altri soggetti, deve plasmare non una realtà qualunque ma bensì quella all’interno della quale egli si sappia subito “ritrovare” per merito dei valori comunemente diffusi e condivisi e sui quali la realtà stessa si legittima e giustifica (perennemente) nel corso del tempo.

Arrivati a questo punto, manca solo di trattare la realtà soggettiva ed i processi di cui essa si compone per definire in toto ogni componente della dialettica sociale.

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