Lo ridico: le potenzialità di Internet sono pressoché infinite, e tanto nel male come nel bene. Sono e saranno positive quando l’utente userà lo strumento per acquisire informazioni e conoscenze, e cioè quando sarà ispirato da genuini interessi intellettuali, dalla voglia di sapere e capire. Ma il grosso degli utenti di Internet non è, e prevedo che nemmeno sarà, di questo tipo. [.. .. ..] Si dirà che in questo non c’è niente di male. Sì; ma non c’è nemmeno niente di bene. E tanto meno nessun progresso. Anzi.
Homo videns di Giovanni Sartori resta, senza alcuna ombra di dubbio, un’opera illuminante e profondamente moderna. La modernità politica di questo saggio continua ad essere rappresentata dal fatto che l’illustre politologo nostrano già aveva ampiamente colto ed intuito il degrado e la decadenza culturale cui la popolazione italiana – e mondiale – sarebbe stata da lì a poco “colpita” a seguito di un utilizzo irresponsabile dei mass media. Le riflessioni sartoriane partono e si sviluppano da un’accusa molto forte rivolta nei confronti della televisione, rea – a detta dell’autore – di aver privato gli esseri umani della propria capacità d’astrazione, minando così de facto la genuinità culturale e comunicativa dei rapporti e delle interazioni dialogiche. L’analisi politica di Sartori – rivolta al “capire attraverso l’immagine ed il mero vedere”, a danno cioè della capacità di elaborazione e di discernimento razionale del singolo individuo – evidenzia come il legame interrelazionale tra persone si fondi, oramai, su di un rapporto di framing (molto spesso) unidirezionale; dove la notizia, già “impacchettata e preparata”, viene poi diffusa e condivisa, tra i vari soggetti costituenti un particolare contesto sociale, con la sola necessità che essa stessa venga recepita e non (obbligatoriamente) verificata e/o confutata. Sartori conia, a tal riguardo, il concetto di “antropogenetica”: l’homo videns viene considerato come lo step successivo, in tema di evoluzione, dell’homo sapiens. Un passaggio evoluzionistico, ad ogni modo, dai connotati particolarmente negativi e nel quale “il capire attraverso il vedere” ha finito col divenire un vero e proprio elemento antropologico costituente la natura stessa dell’essere umano; il tutto tanto per ribadire ed evidenziare, ancora una volta, l’onnipresenza e la perenne ingerenza svolta dalla televisione nella vita di ogni singolo cittadino.
Ma la riflessione sartoriana non si esaurisce solo nell’analisi del ruolo socio-politico della televisione e dell’ingerenza, da essa esercitata, nella vita di tutti i giorni di ogni singolo essere umano. Internet, l’opinione pubblica, i sondaggi e lo stesso “direttismo politico” divengono oggetto di profonde ed attente confutazioni da parte del politologo. Il Web – con il funesto orizzonte del negropontismo, tanto osteggiato da Sartori – viene presentato come essere il vettore multimediale in procinto di sostituire, in ambito comunicativo, la televisione; con la preoccupazione – non nascosta ma, anzi, chiaramente manifestata – che in esso vi accederanno in massa soggetti già precedentemente “svuotati” dal “mero vedere televisivo”. Le stesse critiche rivolte ai sondaggi, all’opinione pubblica lato sensu e, soprattutto, alle pratiche politiche, legittimanti l’aumento della richiesta di democrazia diretta a scapito di quella rappresentativa, sono tutte finalizzate a portare alla luce una preoccupazione molto profonda e radicata nella mente dell’autore: se le persone non sono acculturate e non sfruttano i vettori multimediali per acculturarsi, come potrebbe mai essere solo ipotizzabile giustificare e legittimare un incremento del direttismo politico e/o dare una valenza giuridica all’espressione popolare?
E questo è il processo che viene atrofizzato quando l’homo sapiens viene soppiantato dall’homo videns. In quest’ultimo il linguaggio concettuale (astratto) è sostituito da un linguaggio percettivo (concreto) che è infinitamente più povero: più povero non soltanto di parole (nel numero di parole) ma soprattutto di ricchezza di significato, di capacità connotativa.
Il tema sartoriano si dimostra essere di un’attuabilità impressionante. Viviamo una fase comunicativa totalmente permeata dallo “spazio pubblico mediatizzato”, con l’ascesa sempre più forte e massiccia del Web 2.0. (e 3.0). Interrogarsi se, effettivamente, questi vettori siano utilizzati in modo “pulito” e “giusto”, considerando il grande peso che oramai essi ricoprono in ambito di divulgazione dell’informazione lato sensu – in seno, soprattutto, alle tematiche concernenti la res publica -, appare, oggi più che mai, come un dovere civile. Un dovere ed una responsabilità che ogni singolo cittadino deve far propria.
Sartori ci invita a riflettere attentamente sul concetto di democrazia diretta e di sovranità popolare, a dimostrazione di come in politica si debba sempre e comunque partire dall’analizzare attentamente il corpo sociale sul quale l’apparato istituzionale si erge. E di come sia assolutamente necessario che il medesimo si dimostri degno, culturalmente ed intellettualmente, di svolgere delle dirette ingerenze negli affari di Stato.
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