In un senso lato, per “contingente”, in filosofia, s’intende indicare quel particolare stato di cose che può essere ed anche non essere. E non si tratta di una idiosincrasia ontologica. Nemmeno lontanamente. Praticamente, un evento A viene ritenuto essere contingente se può accadere ed anche non accadere. Ma dobbiamo subito prestare molta attenzione ad un eventuale errore concettuale. Un evento contingente non è equivalente ad un evento “possibile”. Uno stato di cose “possibili”, infatti, oltre che “essere”, può anche presentarsi come “necessario”; ma se è “necessario” non può più “non essere”.
In genere, in filosofia, si distingue tra contingenza logica e contingenza fisica. La prima risponde alle leggi della logica; la seconda sottosta alle leggi della Natura. Facciamo un esempio. Consideriamo un fiocco di neve. Un fiocco di neve è logicamente contingente, perché le leggi della logica non possono determinare se, effettivamente, esista o meno – dunque, il fiocco di neve può essere ed anche non essere ai suoi “occhi” -; al contempo, il medesimo fiocco non è fisicamente contingente, perché precise leggi fisiche mi spiegheranno il motivo per il quale, nel momento in cui l’acqua si è congelata, esso stesso ha finito con l’assumere quella forma – e nessun’altra -.
Inoltre il concetto di “contingenza” viene molto spesso utilizzato, in conformità alle leggi della Natura, per indicare la dipendenza di uno stato di cose da un altro. In breve: un evento A è contingente ad un evento B, quando il verificarsi di A dipende dal verificarsi di B.
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