ARDUINNA: LA DEA CELTICA DELLA CACCIA.


Non a caso Arduinna dà il nome alle Ardenne, ovvero a quella catena montuosa, particolarmente boscosa, sita nell’odierno Belgio e Lussemburgo. Ella, del resto, è la Dea della Caccia, all’interno della mitologia celtica. O, forse, potremmo dire “Dea del cinghiale”, vista e considerata la scultura bronzea proveniente – guarda caso! – proprio dalle Ardenne e nella quale la Divinità è scolpita in groppa ad un enorme cinghiale. Ma, al di là degli epiteti, possiamo affermare come Arduinna incarni per il mito celtico Colei che è preposta alla crescita e alla proliferazione della Natura. Cinghiali compresi.

Arduinna, infatti, non è la guardiana e la “responsabile” solo della fauna e della selvaggina. In quanto custode della Vita che si afferma e si diffonde entro le selve ed i boschi, di tutto ciò che è prolifico e fondamentale all’affermazione della Vita stessa la Dea rappresenta l’essenza. La Dea cura le sorgenti d’acqua così come si adopera per la salvaguardia delle radici degli alberi. Si assicura che i frutti siano sempre in abbondanza e questo con la stessa attenzione con cui monitora la maturazione delle ghiande e di tutti gli altri alimenti. Ella incarna il perfetto equilibrio naturale, dove è necessario un armonico bilanciamento tra risorse ed esseri viventi. Si assicura che i processi naturali di vita e morte vadano perfettamente compensandosi gli uni con gli altri. Previene, quindi, la diffusione incontrollata di parassiti ed epidemie. Proprio come si adopera affinché alcuna specie animale prevalga sulle altre. Volge però una particolare attenzione all’uomo, dal quale esige deferenza e gratitudine e del quale si preoccupa circa il ruolo invasivo che lo stesso potrebbe esercitare sull’intero equilibrio naturale. Qualora la stirpe dell’uomo si mostri degna delle sue attenzioni e dei suoi doni, Arduinna non si risparmia dall’omaggiarla con frutti, medicinali e materie prime necessarie per la tessitura di vestiti e la costruzione di case ed edifici. Nel caso in cui l’uomo, invece, decida di contravvenire ai divieti ed ai limiti imposti dalla stessa Dea, la collera di Arduinna si riversa contro di lui rapida e feroce, attraverso la violenza delle forze naturali e l’aggressività famelica delle bestie selvatiche.

Nelle zone boschive, all’interno della tradizione gallo-romana, Dee “naturali” come Arduinna e/o Abnoba – la Dea della Caccia secondo i Galli – continuano per molto tempo a venire chiamate con il nome – classico – di Diana. La “Diana celtica” possiede molti tratti in comune sia con quella classica – cfr. Artemide – sia con quella nota dalla storia degli apostoli – la “Diana degli efesini” -, dove si evince la figura di una Dea Madre e della Fertilità. Sono, ad ogni modo, soprattutto i tratti classici a padroneggiare: il fatto di venire considerata una vera e propria Signora della Caccia e Padrona delle Foreste selvagge, incolte ed abitate da fiere e animali di ogni tipo.

Se prendiamo in considerazione la scultura in bronzo dell’Idra di Grächwill, Diana è rappresentata sotto le sembianze di una figura femminile alata, slanciata e dal seno prosperoso. È avvolta da una lunga tunica e circondata da un’aquila, quattro leoni, una coppia di lepri e di serpenti. Il fatto che la Dea sorregga la lepre di destra per le zampe anteriori a testa insù e quella di sinistra per le zampe posteriori a testa ingiù, sta a significare che Diana non solo sia la Signora della Caccia e delle Foreste ma, bensì, anche Colei che tutela l’intero circolo della Vita, alimentando la stessa sia sopra che sotto, ovvero nelle due dimensioni che vanno costituendola dalla Notte dei Tempi.

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