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L’introduzione nel dialogo delle idee non è certamente casuale. Si tratta di una necessità filosofica tanto importante per lo sviluppo dell’argomentazione circa la reminiscenza – come abbiamo visto nel precedente articolo – quanto fondamentale per permettere a Socrate di giungere ad una ben precisa constatazione: l’anima sta alle idee esattamente come il corpo sta alle particolarità sensibili. Questo è quanto dobbiamo cercare di approfondire adesso.
Ancora una volta Socrate avvia la discussione partendo da un ragionamento ben preciso. Il filosofo, infatti, invita i propri compagni ed amici a ragionare attorno al concetto di “separazione” ed “unione” in seno ad una sostanza. Nello specifico, secondo Socrate, quando una sostanza si costituisce di parti, essa stessa deve all’unione delle stesse la giustificazione della sua esistenza. Ma, in quanto tale, si manifesta come una sostanza soggetta anche alla separazione delle componenti che la costituiscono e, quindi, è inevitabilmente affetta dalla possibilità della dissoluzione. Non si tratta, dunque, di una particolarità indistruttibile. Al contrario, invece, una entità che non è composta di parti non può venire suddivisa in niente e, perciò, non può dissolversi. Resta, quindi, una particolarità indistruttibile. A questo punto arriva la comparazione: l’anima non si costituisce di parti mentre il corpo, al contrario, sì. È il primo tentativo socratico di spiegare la eterna indistruttibilità dell’anima – argomento che verrà ripreso poi più avanti, nel corso del dialogo -. A questo punto Socrate integra questa sua riflessione con un’altra, immediatamente successiva: l’anima è invisibile, mentre il corpo, invece, assolutamente percepibile alla vista. L’argomentazione attorno al concetto di “identicità” si sviluppa di conseguenza.
L’anima, infatti, è simile alle idee perché proprio come le oggettualità eidetiche è invisibile e non costituita di parti. Il corpo, al contrario, non solo è percepibile ma anche composto e, dunque, è simile alle oggettualità sensibili. In pratica: come l’anima tende verso la realtà noetica – o eidetica – così il corpo volge lo sguardo alla realtà sensibile. Questo cosa comporta, secondo il filosofo?
Stando a quanto già sostenuto sul corpo in precedenza, Socrate sfrutta la somiglianza tra l’anima e le idee per affermare come, nell’unione tra la stessa ed il corpo, sia essa a dirigere il medesimo, in quanto divina. Il corpo, invece, è visto come un vero e proprio impedimento, in quanto imperfetto come tutte le particolarità sensibili. Un impedimento che può appesantire l’anima e renderle arduo il suo compito di elevazione dell’essere. Ma elevazione verso che cosa? Beh… se l’anima tende alle idee significa che il suo compito è elevare l’uomo verso le stesse, ovvero verso la conoscenza, dato che il Mondo noetico è l’unico vero piano d’intellezione per Socrate. Ecco, quindi, che ritorna quanto detto in precedenza: l’anima è l’io dell’individuo ed esprime la propria pienezza tramite la ragione e l’intelligenza – difatti, l’anima verte verso il Mondo delle idee e non verso quello dei sensibili -. Dobbiamo però prestare attenzione. L’identicità deve essere colta nel significato di “somiglianza”: Socrate, infatti, è ben consapevole del fatto che, nonostante l’anima assomigli alle idee, di esse non condivide tutte le caratteristiche e proprietà.
A questo punto, Socrate sfrutta l’argomentazione appena esposta per esporre quello che è il fondamento della sua etica. E sviluppa tale riflessione attraverso il tema della reincarnazione. L’uomo deve vivere per ricercare la conoscenza, ovvero deve condurre un’esistenza tale che il suo stesso corpo non obliteri ed ostruisca la funzione di guida assegnata all’anima. Si tratta, quindi, di vivere secondo virtù, alienandosi da qualsiasi tipo di passione e desiderio (terreno e corporeo) – atopia -. Chi riuscirà in un simile intento, si reincarnerà in animali nobili – come le api – o in uomini altrettanto virtuosi; nel caso contrario, avremo lupi e fiere.
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