PROTAGORA E LA DEMOCRAZIA ATENIESE.


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La vicinanza di Protagora alla democrazia ateniese – e, in special modo, al governo pericleo – evidenzia molto bene la convergenza del concetto di “uomo misura” alla isegoria, ovvero l’uguale diritto riconosciuto a tutti di esprimere la propria opinione ed il proprio parere. Sarebbe errato affermare che le disquisizioni del sofista fungono da legittimazione alla instaurazione del regime democratico ad Atene… piuttosto, è corretto affermare come le stesse risultino essere profondamente attuali a quanto di nuovo va prendendo vita sotto il governo di Pericle.

Ad ogni modo, quando parliamo di “democrazia ateniese”, è doveroso contestualizzare con attenzione il termine stesso “democrazia” e le implicazioni sociali, politiche e giuridiche che dal medesimo seguono. Perché fondamentale è alienare qualsivoglia concezione moderna di democrazia, quando, per l’appunto, soffermiamo la nostra attenzione su quella di Atene. È veramente una città democratica Atene? Se ci affidiamo ad una chiave di lettura moderna, la risposta non può che essere negativa: circa tre quarti dei cittadini non hanno accesso alle istituzioni e gli unici abitanti “politicamente attivi” sono i maschi adulti, liberi dalla nascita e figli di padri e madri ateniesi. Senza contare il fatto che le “prerogative” del corpo civico si misurano sulla base dell’impegno militare: i veri cittadini sono coloro che si adoperano nella difesa armata della polis, tanto per terra quanto per mare. Ma torniamo alla convergenza tra le riflessioni di Protagora e la democrazia periclea di Atene.

La concezione antropologica dell’uomo secondo il sofista, ovvero il suo essere un “animale (esclusivamente) politico” – “esclusivamente” nel senso che è attraverso la propria realizzazione socio-politica che lo stesso può affermarsi, realizzarsi ed adempiere a ciò che è per sua stessa natura -, inevitabilmente porta ad evidenziare la supremazia del contesto democratico su qualsivoglia altra forma di regime. Le tesi di Protagora per forza di cose veicolano lo studioso a riflettere attorno al concetto di “democrazia”: se l’uomo, in quanto “animale politico” ed in quanto portatore di punti di vista individuali e personali – “uomo misura” – si realizza in un contesto nel quale gli viene concesso di partecipare alla discussione concernente la res publica, allora siffatto contesto non può che essere la democrazia medesima.

La “difesa” della democrazia periclea è, dunque, diretta conseguenza della visione antropologica che Protagora ascrive all’uomo in quanto tale. Tutti gli uomini sono animali politici, ovvero tutti gli uomini hanno per propria natura delle “potenzialità” politiche da sviluppare appieno, al fine di realizzare ciò che sono sulla base del proprio stato naturale. Quindi, è mediante la partecipazione politica e l’esercizio del diritto ad esprimere le proprie posizioni in merito alla vita politica della polis, che l’individuo realizza ciò che è, rendendo, di conseguenza, il contesto democratico assai più preferibile (e necessario) di qualsiasi altro.

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