Articolo correlato: GOFFMAN: INTRODUZIONE ALLO STIGMA SOCIALE.
Articolo correlato: UN PRIMO APPROCCIO ALLO STIGMATIZZATO.
Articolo correlato: GLI STIGMATIZZATI ED I GRUPPI SOCIALI.
Articolo correlato: STIGMI E MODELLI DI RIFERIMENTO.
“Stigma” e “visibilità” ruotano attorno a tre precisi paradigmi concettuali, all’interno della sociologia fenomenologica di Goffman:
- innanzitutto, «la visibilità di uno stigma deve essere distolta dalla conoscenza che si ha di esso.» In sintesi: il fatto che alcuni siano a conoscenza dello stigma di un individuo, dipende dall’aver esperito nei riguardi del medesimo una certa forma di “comprensione”, fondata su pregiudizi e/o pettegolezzi e/o contatti diretti e via discorrendo;
- è sempre particolarmente importante discernere se la percezione dello stigma si mostri essere immediata o meno. È altrettanto importante evidenziare come la stessa possa o meno variare di grado e d’intensità, durante la stessa interazione – ad esempio: un uomo costretto sulla sedia a rotelle è “immediatamente percepibile”, a patto di non trovarsi in situazioni particolari (come una riunione all’interno della quale tutti i membri stiano a sedere);
- infine, la visibilità (più o meno immediata e/o chiara e/o manifesta) di uno stigma sociale veicola il percipiente a ragionare in seno al cosiddetto «punto focale percepito». Lo stesso consente di comprendere nei riguardi di chi e/o cosa lo stigmatizzato si troverà in una situazione di estrema difficoltà – ad esempio, la “bruttezza” meramente estetica può pregiudicare il rapporto (anche) con l’altro sesso -.
Queste tre dinamiche dipendono dal grado di capacità d’interpretazione della visibilità dello stigma, da parte dei soggetti “normali”.
Ricordati di votare l’articolo, se vuoi, utilizzando il tasto rate this all’inizio del post.