TRA PRESCIENZA DIVINA E LIBERO ARBITRIO.


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La provvidenza e la prescienza di Dio conducono Boezio a sostenere l’inesistenza del “caso”. Niente nasce e si sviluppa dal nulla e alcunché può, al contempo, essere giustificato e legittimato dal nulla. Tutto ciò che avviene è poi disposto da Dio e trova nella concomitanza di precise e definite cause la propria ragion d’essere. Ciò vale anche per il “caso fortuito”:

Quante volte, dic’egli, si fa alcuna cosa a uno scopo determinato ed essa riesce, per cause estranee, a fine diverso a quello cui s’intendeva, ciò chiamasi caso; a mo’ d’esempio, quando qualcuno, scavando la terra per coltivare un campo, trova un tesoro; egli crede che ciò sia avvenuto fortuitamente, ma non è punto vero; vi furono cause, per l’improvviso e inatteso concorso delle quali, si produsse il fatto. Se l’agricoltore non avesse scavato la terra, se il padrone del danaro non l’avesse seppellito in quel luogo, il tesoro non sarebbe stato trovato.

Boezio afferma che «Dio tutto vede e tutto sente», spalancando così le porte alla disquisizione circa il determinismo. L’uomo è libero o meno di decidere? Il problema, infatti, diviene duplice. Da un lato, se la prescienza non esiste, allora Dio non può essere onnisciente. Dall’altro lato, se la prescienza esiste, come può il libero arbitrio non essere determinato?

Secondo il filosofo, il libero arbitrio non è minimamente messo in discussione dalla provvidenza e prescienza di Dio, motivo per cui «gli esseri dotati di ragione hanno anche la libertà di volere e disvolere». Secondo il senatore romano, però, questa “libertà” non è uguale per tutti e la spiegazione filosofica, a tal riguardo, è nuovamente intrisa di un profondo platonismo. Il corpo, infatti, può veicolare l’uomo a dedicarsi ai vizi e a lasciarsi sedurre dai piaceri terreni. È, dunque, fondamentale “muoversi” sempre nei pressi e nelle vicinanze della “mente divina”, per poter godere appieno di una tale «incorrotta volontà»:

Affermo tuttavia, non riuscire questa libertà uguale in tutti; attribuisco alle sostanze superne e divine perspicace giudizio e incorrotta volontà, nonché potenza efficace nel raggiungere i propri desideri; riguardo alle anime umane, ritengo necessario che esse siano più libere quanto più si mantengono nella contemplazione della mente divina, e tanto meno, quanto più soggiaciono al corpo, e ancor meno quanto più sono dominate dalle membra terrene […]

La riflessione filosofica circa il rapporto tra la provvidenza/prescienza di Dio e la “intoccabilità” del libero arbitrio è meritevole di particolare attenzione. Boezio è convinto che Dio sia in grado di conoscere ogni evento che accade ed afferma come ogni cosa venga disposta secondo l’ordine impartito dallo stesso Creatore. Ad ogni modo, il rapporto tra “ciò che avviene” e “ciò che viene conosciuto da Dio” è fondato sulla contingenza e su di una specie di onniscenza atemporale da ascriversi all’Altissimo. Ogni accadimento, infatti, è conosciuto da Dio in modo atemporale, ovvero Dio ha consapevolezza di ogni evento come se accadesse al momento presente. Questo fa sì che il libero arbitrio possa “plasmare il futuro” – sulla base delle scelte fatte proprie dagli uomini -, alienando, quindi, suddetta libertà da ogni forma di possibile determinismo. In sé e per sé, dunque, ciò che accade è contingente ma, nel momento in cui si verifica, è inevitabilmente oggetto della prescienza divina. Facciamo un semplice esempio.

Ipotizziamo di stare osservando un uomo che cammina. L’atto di visione ci permette di giungere alla consapevolezza cognitiva “c’è un uomo che cammina“. Ma l’aver visto quell’uomo camminare non ha mai giustificato il suo camminare. L’uomo avrebbe anche potuto non camminare… nel momento in cui lo vediamo camminare, prendiamo consapevolezza del suo gesto. In sintesi: nei riguardi di sé medesimo, l’evento è contingente ma, quando va palesandosi, è conosciuto da Dio e va disponendosi secondo l’ordine preposto dall’Altissimo:

Avvengono, senza dubbio, tutte quelle cose che Dio antivede future, ma alcune di esse partono dal libero arbitrio, e sebbene accadano, non lo perdono, perché prima che succedessero potevano ancora non avvenire. […] discerne, con un solo atto della sua mente, tanto quelle che necessariamente, quanto quelle che non necessariamente avverranno. […] Così pure quelle cose che Dio ha presenti esistono senza dubbio, ma fra esse, alcuna procede dalla sua propria necessità, altra dalla volontà dell’operante.

La libertà dell’individuo è, quindi, più che legittimata ma, sempre e comunque, “inquadrata” in una realtà che possiede una sua propria Causa Prima: Dio.

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