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Le idee sono intese come sostanze «inerte», «transitorie» e dipendenti – oltre che sostenute – dagli “spiriti”. Sono “cose non pensanti” ed esistono solo e soltanto nella mente dell’uomo. La loro esistenza reale non è idealistica – motivo per il quale l’empirismo berkelyano non finisce mai col coincidere de facto né con l’idealismo né con l’immaterialismo -: una idea, per esistere, deve essere percepita. Quindi devono essere contenute solo in un qualcosa che possieda una capacità percettiva – la mente e/o lo spirito, appunto -. Dunque, non possiedono alcuna esistenza reale dato che non possono esistere al di fuori della mente di chi le pensa e le percepisce: «… l’esistenza vera di un essere non pensante consiste nell’essere percepito.» Sono legate tra loro non da rapporti di causalità ma da legami associativi abituali. Una idea è un segno di un’altra idea. Quindi una idea può assomigliare, solo e soltanto, ad un’altra idea.
Al contrario, gli spiriti – la mente umana e Dio – sono sostanze «attive», «indivisibili» e sono le uniche “cose pensanti” al Mondo:
Uno spirito è un essere semplice, indiviso, attivo; se percepisce idee è chiamato intelligenza, e se produce o opera altrimenti su esse è chiamato volontà. Per cui non può esserci alcuna idea formata di un’anima o di uno spirito; infatti tutte le idee quali che siano, essendo passive e inerti, non possono rappresentare a noi, secondo la modalità dell’immagine e della somiglianza, ciò che agisce.
Quindi, tutta la conoscenza umana si riduce ad una “gnoseologia tripolare” del tipo spirito/idea/relazione:
A me sembra che le idee, gli spiriti, e le relazioni siano tutte, nei loro rispettivi generi, l’oggetto della conoscenza umana e il soggetto del discorso; e che il termine idea sarebbe impropriamente esteso a significare tutto ciò che conosciamo o di cui abbiamo una nozione.
Berkeley sostiene che lo spirito non possa essere percepito in sé, ma solo tramite gli effetti che produce:
[…] per quanto possa vedere, le parole volontà, anima, spirito, non rappresentano idee differenti o, in verità, alcuna idea in genere, ma qualcosa che è molto differente dalle idee, e che, essendo un agente, non può essere simile ad alcuna idea, o rappresentato da quelle. Tuttavia deve essere riconosciuto, nello stesso tempo, che abbiamo alcune nozioni dell’anima, dello spirito, e delle attività della mente; come il volere, l’amare, l’odiare; nella misura in cui conosciamo e comprendiamo il significato di quelle parole.
Le idee “assimilabili” ai sensi non sono soggette alla volontà del percipiente. Un ragionamento molto banale potrebbe essere il seguente: se apro gli occhi, vedo. Indipendentemente che lo voglia o meno. E non posso determinare ciò che si paleserà dinanzi alla mia vista. Lo stesso vale anche per l’udito e per tutti gli altri sensi. Queste idee, quindi, sono il risultato dell’operare di un altro Spirito o Volontà – Dio -. Sono idee “stabili”, ordinate, coerenti ed organizzate in una successione regolare: tutte caratteristiche che evidenziano la grandezza del loro Creatore.
Berkeley afferma che le «leggi di Natura» altro non siano che le regole tramite le quali la mente suscita, in ciascun soggetto, le idee dei sensi. Quindi è l’esperienza sensibile che ne permette la comprensione – ecco ritornare la non sovrapponibilità del Mondo eidetico a quello empirico -; e come se l’esperienza strincto sensu istruisse ciascuno di noi circa la loro successione ed il loro associazionismo abituale, fornendoci una specie di preveggenza e/o consapevolezza apriorica , utile (anche) per il perseguimento di determinati obiettivi:
Questo dà a noi un tipo di preveggenza, che ci mette in grado di regolare le nostre azioni a beneficio della vita. E senza questo […] non potremmo sapere come fare qualcosa che possa procurarci il minimo piacere, o togliere la minima fatica dai sensi. Che il cibo nutre, il sonno ristora, e il fuoco riscalda; che seminare nel periodo della semina è il modo di mietere al raccolto […]. Tutto questo lo sappiamo, non scoprendo qualche connessione necessaria tra le nostre idee, ma solamente dall’osservazione delle prefissate leggi di natura [… ].
Viene nuovamente ribadito, dunque, l’assenza di ogni principio di legalità inerente alle oggettualità eidetiche. Lo Spirito le ordina col fine di aiutarci. Ma è necessaria l’esperienza sensibile affinché le stesse siano percepite.
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