IDEA PER UNA STORIA UNIVERSALE: PARTE PRIMA.


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Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico è uno scritto politico del 1784. Si sviluppa lungo nove tesi. Trattasi di un altro testo di particolare importanza all’interno della filosofia kantiana. L’intento dell’opera è quello di riuscire a scorgere un filo conduttore che leghi, in modo indissolubile, lo “scopo privato del singolo” allo “scopo generale della Natura”; Kant, in pratica, s’interroga circa l’esistenza di una meta ultima – comunemente condivisa dall’intera umanità – tale da giustificare e avvolgere ogni chiave di lettura individualistica:

Qui per il filosofo non c’è altra via d’uscita, dato che non può presupporre negli uomini e nel loro gioco su grande scale alcun razionale scopo proprio, che quella di tentare se in questo assurdo andamento delle cose umane possa scoprire uno scopo della natura, grazie a cui sia comunque possibile, di creature che si comportano senza un proprio piano, una storia secondo un determinato piano della natura.

Anche per questo elaborato, una esposizione schematica delle tesi trattate può essere particolarmente intuitiva e di facile assimilazione. Vediamo intanto le prime cinque tesi esposte:

  • PRIMA TESI – «Tutte le disposizione naturali di una creatura sono destinate a dispiegarsi un giorno in modo completo e conforme al fine.»Kant afferma che: «Un organo che non sia utilizzato, un’organizzazione che non raggiunga il suo fine, è una contraddizione nella dottrina  teleologica della natura.» In sintesi: se tale assioma venisse meno, la Natura non sarebbe allora più regolata da leggi e – conseguentemente – la «sconfortante accidentalità» guiderebbe le azioni degli uomini al posto della ragione;
  • SECONDA TESI – «Nell’uomo (in quanto unica creatura razionale sulla Terra) quelle disposizioni naturali che sono finalizzate all’uso della sua ragione si sviluppano completamente nel genere, non nell’individuo.»: l’argomentazione è alquanto “logica”: la ragione si sviluppa e progredisce in termini “generazionali” e necessità di tutti i miglioramenti ed i tentativi che ogni singolo componente la specie umana è in grado di offrirle durante la breve vita terrena concessagli;
  • TERZA TESI – «La natura ha voluto che l’uomo traesse interamente da se stesso tutto ciò che va oltre l’organizzazione meccanica della sua esistenza animale e che non partecipasse di alcuna altra felicità o perfezione se non quella che egli si fosse procurato, libero dall’istinto, da se stesso, per mezzo della propria ragione.»: si tratta di una riflessione molto “figlia dei Lumi” e che evidenzia, nuovamente, l’ottimismo antropologico kantiano. Il progresso umano, così come la capacità dell’uomo di apprendere, migliorarsi e progredire – sotto ogni forma ed in ogni arte e scienza – è il puro risultato dell’uso illuminato dell’intelletto e non dell’istinto;
  • QUARTA TESI – «Il mezzo di cui la natura si serve per portare a compimento lo sviluppo di tutte le sue disposizioni è il loro antagonismo nella società, in quanto esso divenga infine la causa di un ordine legittimo.»: forse la tesi più controversa – almeno a prima vista -. Con il termine “antagonismo” Kant indica quella che chiama «insocievole socievolezza». L’espressione contiene due elementi – che oserei considerare – tanto dicotomici quanto contigui. Il filosofo sostiene che l’uomo, in quanto animale sociale, sia spronato a formare società coi propri simili ma che, nel momento stesso dell’instaurazione della medesima, tenda anche a volersi ritagliare al suo interno degli spazi privati ove potersi isolare del tutto – tale desiderio è da ricondursi, più che altro, alla proliferazione degli interessi personali e particolaristici -. Tale contrasto, insito nella sociabilità umana, è ciò che sprona l’uomo a migliorarsi per elevarsi e/o distinguersi dai propri simili. In riferimento a questa argomentazione, leggere Kant affermare «Si rendano dunque grazie alla natura per l’intrattabilità, per la vanità suscitatrice di invidiosa rivalità, per l’invincibile brama di ricchezze o di dominio!» fa riflettere molto su alcune tematiche mandevilliane. Ciò che l’illuminista pare voler sottolineare è l’esistenza di un preciso punto d’incontro tra l’uomo e la Natura: «L’uomo vuole concordia; ma la natura conosce meglio ciò che è buono per il suo genere: essa vuole discordia.» La passività a cui l’uomo desidera pervenire contrasta con l’attività, impostagli dalla Natura, a tentare sempre e dovunque di migliorarsi e perfezionarsi. Arte, scienza, cultura e via discorrendo sono, dunque, frutti della “insocievolezza”. Questo fornisce l’input per il progresso dell’intero genere umano;
  • QUINTA TESI – «Il massimo problema per il genere umano, alla cui soluzione la natura lo costringe, è il raggiungimento di una società civile che faccia valere universalmente il diritto.»: la società kantiana è una società costituita civilmente – attorno cioè al riconoscimento universale del diritto pubblico -. Una società civile, sostiene Kant, è l’organizzazione sociale che possiede il più elevato grado di libertà – e, quindi, un diffuso antagonismo tra i suoi componenti, per quanto visto poc’anzi – e, nello stesso tempo, la più rigorosa forma di controllo per suddetta libertà – perché la libertà individuale non deve ledere quella dei “consoci”, ovvero degli altri cittadini. Non per niente, all’interno di tale società è, ovviamente, contemplato il ricorso alla pena -. Una simile organizzazione sociale è lo scopo ultimo della Natura, perché in essa le stesse disposizioni naturali troverebbero attuazione – l’insocievole socievolezza di cui prima -.

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Un pensiero su “IDEA PER UNA STORIA UNIVERSALE: PARTE PRIMA.

  1. Nessuno conosce l’uomo nell’intimo quanto Kant..E’vero che l’uomo,pur essendo un animale sociale,vuol ritrarsi nei suoi interessi,aspettandosi resistenza da ogni parte,da ogni simile.Ma lui aggiunge di piu’:e’ proprio questa resistenza,questo antagonismo che sviluppa ogni talento,ogni gusto umano,ogni valore dato alla propria esistenza,ogni ricerca di un nostro fine…
    BMR

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