LA DOPPIA RIDUZIONE DELLA FENOMENOLOGIA.


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La rimemorazione è, per davvero, un principio fondamentale nella fenomenologia husserliana. A tutto quello che abbiamo esposto nei precedenti articoli, usufruendo proprio di questo concetto, possiamo aggiungere, adesso, un’altra nozione di assoluta importanza per la filosofia di Husserl: la “doppia riduzione fenomenologica”.

Come afferma lo stesso filosofo, una prima riduzione fenomenologica «porta al puro intuire immanente l’esperienza stessa»; mentre una seconda «viene esercitata rispetto al contenuto e all’oggetto intenzionale dell’esperienza.» In sintesi: si esercita una riduzione nei riguardi del contenuto ed un’altra nei riguardi dell’oggetto intenzionale – verso ciò cui si è rivolta la nostra attenzione percettiva -. Prestiamo attenzione a questa dinamica: in un ricordo qualsiasi, durante la fase di “rimemorazione”, potrei prestare attenzione anche allo “sfondo” dell’oggetto ricordato; uno “sfondo” che, magari, durante la percezione originaria, non avevo degnato della benché minima attenzione. Ecco, la riduzione fenomenologica può essere rivolta sia sull’oggetto (individuale) del ricordo in sé sia sulla “cornice” entro la quale tale ricordo ha finito col trovarsi. Potremmo quasi giungere ad affermare che la seconda riduzione fenomenologica sia necessaria dato che, per l’appunto, si potrebbe ritenere la percezione originaria come incompleta – non avendo il percipiente posto la propria attenzione anche sull’ambiente -. Ma dobbiamo non incappare nei soliti errori epistemologici.

Entrambe queste riduzioni non sono dipendenti o derivanti l’una dall’altra. Una cosa è ammettere l’esistenza di una corrente di coscienza intrisa di connessioni tra le esperienze e le manifestazioni delle stesse. Un’altra la ritenzione – nel senso proprio di “ritenere” – dell’esistenza di legalità tra gli atti fenomenologici – che, invece, vengono colti nella propria purezza e datità assoluta, ovvero nel loro essere “in sé” e “per sé” -.

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